Roma – Le Terme di Diocleziano: dalle Naiadi all’imperatrice Livia

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Comincia da questo numero la serie dei percorsi di genere romani, che, attraversando quartieri della città di Roma, o visitando musei e gallerie, o inseguendo un filone tematico, mirano alla  ricerca di figure femminili, personaggi storici, mitologici, sante ed eroine che vi hanno lasciato traccia.

La serie si apre con le Terme di Diocleziano.

Inaugurate nel 306 d.C., si estendevano tra le attuali piazza della Repubblica, piazza dei Cinquecento, via Volturno e via XX Settembre. Furono le più grandi tra quelle realizzate nell’antica Roma (occupavano una superficie di oltre tredici ettari) e nel corso del tempo subirono cospicue distruzioni e trasformazioni. Seguiremo le metamorfosi di questo complesso monumentale, scavando nella sua storia per inseguire ed esaltare le memorie femminili, per la verità scarse, nascoste nelle sue pieghe.

Dalle Naiadi, raffigurate nella fontana al centro di piazza della Repubblica, visiteremo la Chiesa di S. Maria degli Angeli, che si affaccia nella stessa piazza, dalla Fontana dell’Acqua Felice, in piazza San Bernardo, arriveremo al Giardino dell’imperatrice Livia, splendidamente conservato nel museo di Palazzo Massimo alle Terme.

 

Piazza della Repubblica, che ancora oggi qualcuno ricorda come piazza Esedra (il cambio in “piazza della Repubblica” è avvenuto dopo la guerra e la proclamazione della Repubblica), situata a poche centinaia di metri dalla Stazione Termini, sorge nell’area delle antiche Terme di Diocleziano. Nello stesso luogo, alla fine del ‘500, sorgeva la bellissima villa Montalto Peretti, voluta da papa Sisto V, opera dell’architetto Domenico Fontana (1576).

Il precedente nome della piazza trae origine dalla grande esedra (l’esedra in architettura è uno spazio semicircolare) delle terme romane, il cui perimetro è ricalcato oggi dal colonnato semicircolare che chiude la piazza verso via Nazionale. I portici che l’abbelliscono furono edificati proprio in memoria degli antichi edifici che vi sorgevano: i palazzi porticati, risalenti al 1887-1898 sono opera dell’architetto Gaetano Koch (Roma 1849 – 1910), romano nonostante il cognome che gli deriva dall’origine tirolese del nonno, pittore di una certa fama.

Koch ha legato il suo nome anche ad altre opere realizzate nella Roma umbertina: Palazzo Koch, sede della Banca d’Italia, Palazzo Mengarini, residenza romana della famiglia Agnelli, sempre a Roma, e Palazzo Boncompagni Ludovisi o Margherita, attuale sede dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Via Veneto.

Con i palazzi porticati a piazza della Repubblica ha creato lo scenario d’ingresso alla nuova via Nazionale, diretta a piazza Venezia, una delle porte di ingresso alla città. Il richiamo al classicismo è evidente nell’ordine gigante delle arcate monumentali che sorreggono i tre piani. Il materiale delle facciate è il caldo travertino romano e gli ornamenti sono di stucco.

FOTO 1. La ninfa dei laghi

La Fontana delle Naiadi, in stile liberty, al centro della piazza è opera del palermitano Mario Rutelli (Palermo, 1859-Roma, 1941) bisnonno dell’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, realizzata nel 1901. Le quattro naiadi rappresentate sono la Ninfa dei Laghi, riconoscibile dal cigno che tiene a sé, la Ninfa dei Fiumi, sdraiata su un serpente d’acqua, la Ninfa degli Oceani, in sella a un cavallo (sarebbe piuttosto una nereide, in quanto, secondo la mitologia greca, infatti, le “naiadi” sono ninfe delle acque dolci, mentre quelle dei mari erano note appunto come “nereidi”), e la Ninfa delle Acque Sotterranee, poggiata su un drago. Al centro si trova il gruppo del Glauco (1912), divinità protettrice dei porti, un uomo nudo, di struttura atletica, che stringe, tra le braccia vigorose, un guizzante delfino, dalla cui bocca si eleva, altissimo, un getto d’acqua che ricade sui numerosi zampilli laterali: rappresenta l’uomo vittorioso sulla forza ostile della natura.

Foto 2. La ninfa dei fiumi

Nonostante sia stata restaurata nel 1998, la fontana è molto rovinata: gli oggetti di bronzo, e, in modo particolare quelli esposti all’aria e all’acqua, si ossidano e possono anche corrodersi.

Una prima fontana fu inaugurata il 10 settembre 1870, dal papa Pio IX, dieci giorni prima della breccia di Porta Pia e della fine del suo regno temporale (Pasquino commentò: Acqua Pia, oggi tua, domani mia), come mostra dell’Acquedotto dell’Acqua Pia Marcia, che il papa aveva fatto ricostruire, e che allora era il principale rifornimento idrico della città. Era situata un po’ più vicino all’attuale stazione e consisteva in una semplice vasca, circondata da rocce da cui partivano numerosi zampilli verso il centro.

Fu ricostruita nel 1888, su progetto di Alessandro Guerrieri, che la spostò nell’attuale sistemazione, e la modificò in tre tazze circolari concentriche a diversa altezza poste su una base ottagonale con i lati alternativamente retti e concavi. Sui lati retti si aprono quattro vasche semicircolari e l’intera struttura è immersa in un’ampia piscina poco profonda. In occasione della visita dell’imperatore tedesco Guglielmo II, si decise di abbellirla e il Guerrieri pose attorno alla grande vasca circolare quattro leoni accucciati di gesso; questi furono poi sostituiti nel 1901 dai quattro gruppi di bronzo dello scultore Mario Rutelli.

Foto 3. La ninfa degli Oceani

A lavoro terminato, la visione delle quattro naiadi nude distese in pose lascive lasciò perplessi e, in attesa dell’inaugurazione, la fontana fu chiusa da una cancellata: la vecchia Roma papalina mal sopportava che, di fronte alla basilica di S. Maria degli Angeli, fossero mostrate queste bellezze femminili, cui avevano fatto da modelle alcune ragazze di Anticoli Corrado, paesino vicino Roma, famoso per la bellezza delle sue donne.

La sera del 10 febbraio 1901, incuriosita dalle polemiche giornalistiche, una gran folla di gente si era andata ammassando attorno allo steccato: stanchi di curiosare attraverso le fessure, qualcuno cominciò a scavalcare, altri a schiodare, finché lo steccato non fu completamente abbattuto.

Foto 4. La ninfa delle acque sotterranee

Le cronache del tempo però non raccontarono di un popolo scandalizzato, le Naiadi non fecero arrossire nessuno. Nei giorni successivi, tra le visite illustri si registrò anche quella della regina Margherita: l’eco delle polemiche aveva suscitato la sua curiosità. Giunta in carrozza ordinò al cocchiere di fare il giro della fontana ben tre volte e ripartì mostrando un vivo compiacimento. Per il gruppo centrale Rutelli aveva realizzato un primo modello in malta dal soggetto molto contorto: si trattava di tre figure avvinghiate in lotta con un delfino e un polipo. Il “fritto misto”, così fu chiamato dai Romani, fu trasferito ai giardini di piazza Vittorio, e per la fontana Rutelli stesso realizzò un altro gruppo più sobrio, col Glauco che abbraccia un delfino.

A proposito delle Naiadi licenziose il Sor Capanna compose uno stornello:

C’è a piazza delle Terme un funtanone

Che uno scultore celebre ha guarnito

Co’ quattro donne ignude a pecorone

E un omo in mezzo che fa da marito.

Quant’è bello quer gigante

Lì tra in mezzo a tutte quante:

cor pesce in mano

annaffia a tutt’e quattro il deretano.

 

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Laureata in Lettere moderne con indirizzo storico-artistico alla Federico II di Napoli, è stata docente di Storia dell’arte nei licei dal 1976 al 2010. Socia cofondatrice e vicepresidente di Toponomastica femminile, è tra le organizzatrici e le relatrici dei convegni nazionali, allestisce mostre fotografiche e documentarie sulle attività femminili, pubblica articoli sulle stesse tematiche per giornali on line e riviste cartacee, segue i progetti didattici dell’associazione e presiede la giuria nel concorso nazionale “Sulle vie della parità”.