Brescia – Memorie verticali (quarta parte)

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Piazza Rovetta, contigua a Piazza Loggia, è un grande spazio aperto, incompiuto e conteso, nel quale confliggono plasticamente memorie non pacificate, sanguinano ferite ancora non sanate, e sono esposte in piena luce contraddizioni irrisolte, alle quali finora non si è riusciti a dare una forma.

Il lato nord della Loggia, sul quale sono collocate le lapidi in memoria dei “martiri di Piazza Rovetta” (Arnaldo Dall’Angelo, Guglielmo Perinelli, Rolando Ettore Pezzagno) e dei 186 “Caduti della città di Brescia per la libertà”, si rispecchia, tolta la pensilina della discordia, in un muro color sabbia di 280 metri quadrati, il cosiddetto “muro bianco”, collocato al lato opposto della piazza. Nel 2016 l’amministrazione comunale propone la realizzazione di un murale, del costo di 65.000 euro, sulla facciata vuota di Largo Formentone e intende aprire un bando per selezionare il progetto migliore e trovare un writer incaricato di realizzarlo, ma di fatto viene esclusa dall’operazione. I proprietari dell’immobile, non soggetto a vincolo monumentale, decidono infatti di riempire questo vuoto – secondo il progetto dell’architetto Sergio Togni e dell’artista Adriano Grasso Caprioli – con una meridiana, nelle intenzioni controcanto al cinquecentesco orologio astronomico posto sull’omonima torre nella contigua Piazza Loggia, nel quale le ore vengono battute su una campana di bronzo da due automi in rame, dotati di martello, i cosiddeti Macc de le ure (Matti delle ore), popolarmente noti anche come Tone e Batista (Antonio e Battista). 

Foto 1. Torre dell’Orologio a Brescia, i due automi

La Torre dell’Orologio di Brescia si ispira a quella di Piazza San Marco a Venezia, realizzata il secolo precedente, in particolare per la presenza degli automi, i cosiddetti Due Mori. 

Foto 2. Venezia. Torre dell’orologio con i due mori

Nel progetto Togni-Grasso Caprioli la meridiana, elemento centrale, è adorna di una serie di figure: i segni zodiacali, Ercole, gli stemmi delle famiglie bresciane, Giuseppe Garibaldi, la Leonessa, un grifone, le prostituite del Carmine, Niccolò Tartaglia, Tito Speri e Arnaldo da Brescia, oltre a Benito Mussolini che guarda il Bigio, gigantesca statua rimossa da Piazza della Vittoria dopo la Liberazione e, in questi ultimi anni, oggetto di una polemica tanto persistente tra favorevoli e contrari alla sua ricollocazione nel sito originario, che alle elezioni amministrative del 10 giugno 2018 si presenta una lista con il motto PRO BRIXIA IL BIGIO, che riporta nel proprio logo un’effigie della contestata scultura. 

L’artista e il professionista avviano addirittura una raccolta di fondi per circa 200.000 euro, a parziale copertura finanziaria del progetto, e Adriano  Grasso Caprioli, rispondendo alle prime critiche, sottolinea che quelle di Mussolini e del Bigio saranno caricature “innocenti”. SEL, l’ANPI, singoli cittadini e perfino una pagina facebook, noallameridianainlargoformentone, in seguito rimossa, si pronunciano assai duramente e si mobilitano contro il progetto Togni-Grasso Caprioli. 

“Se questo progetto venisse attuato […] Brescia si presenterebbe ai suoi abitanti e ai passanti con la faccia di Mussolini dipinta su di un muro grande 280 metri quadrati nel mezzo della città, in un quartiere come quello del Carmine da sempre riconosciuto per la sua vocazione all’accoglienza e per la composizione sociale meticcia e popolare! […] Basta quindi essere proprietari di un muro per decidere l’immagine che la città vuole comunicare agli abitanti e a tutte le persone che passeggeranno per le vie del centro storico”?  si domandano gli estensori del volantino di invito al dibattito pubblico del 17 giugno 2016, per concludere poi che “è bene ricordarsi che non si tratta solo di un muro. Stiamo parlando di Piazza Rovetta, porta naturale del quartiere del Carmine. […]
Stiamo parlando di un luogo che fu teatro delle terribili e infami fucilazioni fasciste del 13 novembre 1943 […] dunque di un muro […] che di sicuro caratterizza una piazza significativa per la città e per i suoi abitanti che quindi dovrebbero essere coinvolti nella progettazione e rivitalizzazione di questo spazio che è di tutti e non si esaurisce in un muro e nei suoi proprietari”.  Il progetto non viene attuato in conseguenza delle proteste suscitate e, soprattutto, di ragioni economiche. Negli anni successivi, fino a oggi, varie proposte si susseguono sulla stampa locale, restando tuttavia inattuate; da quella di un giardino verticale davanti al grande “muro bianco”, dono di un’azienda della Bassa bresciana, la ItalMesh, alla città, che però dovrebbe sostenerne i costi di manutenzione, passando per quella del pittore bresciano Luca Dall’Olio di un grande dipinto di una Brescia “in sintesi”, fino a quella del fotografo Eros Mauroner di una grande Vittoria alata, simbolo della città, riprodotta utilizzando numerosissime mattonelle collocate sul “muro bianco”.

Foto 3. La Vittoria alata

Questa installazione non effimera si troverebbe in linea con la statua originale di bronzo, una volta effettuata la sua prevista ricollocazione nel Capitolium, il tempio romano che prospetta sull’antico decumano massimo, come Piazza Rovetta. 

La Vittoria alata in piastrelle sarebbe visibile con effetto tridimensionale, se osservata da postazioni fisse collocate nella piazza, apparendo in prospettiva come se fosse collocata nella sala di un museo. Inoltre, a garanzia della sostenibilità economica dell’opera, i cittadini potrebbero acquistare singole piastrelle, recanti in piccolo, a richiesta dell’acquirente, il nome di una persona cara. Si ripropone in questo modo una formula analoga a quella già sperimentata con successo nel 2014 dal progetto Una formella per ogni vittima, caratterizzata dal coinvolgimento attivo, anche attraverso un contributo finanziario, dei cittadini nella realizzazione del Percorso della Memoria, dedicato alle vittime del terrorismo. 

Resta un muro color sabbia, anzi un “muro bianco” che prospetta su una piazza che è una ferita, uno squarcio; un muro senza parole che, nel suo silenzio, racconta tante storie, raccoglie tante memorie.

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Nata a Brescia, si è laureata con lode in Storia contemporanea all’Università di Bologna e ha studiato Translation Studies all’Università di Canberra (Australia). Ha insegnato lingua e letteratura italiana, storia, filosofia nella scuola superiore, lingua e cultura italiana alle Università di Canberra e di Heidelberg; attualmente insegna lettere in un liceo artistico a Brescia.