Il viale delle Giuste, inaugurato nella Libera Università di Alcatraz, conta a oggi quaranta figure di donne degne di essere definite tali. I pannelli biografici esposti sono il risultato di una selezione operata dalla giuria nell’ambito del concorso nazionale “Sulle vie della parità. Centinaia di altre proposte hanno raggiunto il tavolo delle giurate: si tratta soprattutto di personaggi poco noti, segno di una grande ricchezza di vite esemplari femminili nascoste nelle pieghe della storia. In questo spazio vorremmo far uscire dall’ombra quei nomi meritevoli e sconosciuti e raccogliere nel contempo, nuove segnalazioni di donne che hanno combattuto contro ingiustizie, soprusi, criminalità o discriminazioni.
Invitiamo pertanto lettrici e lettori a inviare contributi e profili via mail, scrivendo all’indirizzo baldo.d@impagine.it
Esordiamo oggi con la sintesi della proposta pervenuta dalla classe prima del Liceo Maffeo Vegio di Lodi, guidata dai docenti Laura Coci e Ivano Mariconti.
La biografia, inviata al concorso, è già presente nel viale perugino (foto di copertina).
Anna Paolina Passaglia, nata a Gragnano Trebbiense (Piacenza) l’11 aprile 1902 si avvia in giovanissima età alla professione di sarta. Nel 1920 sposa Giovanni Lanzani e si trasferisce a San Colombano al Lambro, nella casa di famiglia del marito, dove mette al mondo quattro figli.
Anna non frequenta la chiesa e non nasconde le sue opinioni socialiste, maturate grazie al confronto con il padre, e pertanto è isolata e malvista in paese.
Nel 1932 Giovanni viene investito da un’automobile guidata da un fascista e muore; l’antifascismo di Anna è rafforzato dall’impunità di cui gode l’uccisore del marito.
Il regime non le rilascia né la tessera alimentare né il materiale scolastico per i figli, uno dei quali, Mario, diventa partigiano dopo l’8 settembre 1943.
Anna entra in contatto con il partito comunista clandestino: procura armi e viveri ai resistenti del territorio e ne accompagna alcuni in montagna, dove andranno a costituire la 167a Brigata Garibaldi. Le viene affidato il delicato compito di ufficiale di collegamento.
Nel 1944 è arrestata e condotta nel carcere di Lodi, dal quale riesce a fuggire. Torna a San Colombano per trasferire i figli in un luogo sicuro e continuare la lotta fino alla Liberazione. Dopo la guerra fonda la sezione ANPI del territorio e si dedica ad aiutare le persone in difficoltà. Muore a San Colombano, il 19 settembre 1998.
La generosità e il coraggio di Anna sono ancor oggi ricordati nelle sue terre, dove le è stata dedicata la sezione locale dell’ANPI.
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