Quest’anno un grande orso nero e goffo e una marea di verdetti giganti hanno invaso le città: prima è stato il turno di Bologna, presso il Mambo, poi c’è stata Macerata e pare siano stati avvistati anche a Torino. Sembra che gli animali siano innocui, anzi, l’orso è particolarmente appiccicoso e non ama essere lasciato solo.
Questo è il mondo di Noemi Vola, classe ’93 nata a Bra (CN) nel 1993, diplomata nel 2016 al corso di Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Attualmente frequenta il corso di Illustrazione per l’Editoria a Bologna. Nel 2014 fonda Blanca, rivista autoprodotta per bambini.
Nel 2017 inizia la sua collaborazione con la storica Corraini Edizioni. Al primo libro, Un orso sullo stomaco, è seguito Filastrocche di vetro, con i testi di Sabina Italiano.
Da pochissimo nelle librerie troviamo anche Un libro di cavalli, uscito il mese scorso ancora con Corraini. Sempre a maggio è uscito FIM? ISTO NÃO ACABA ASSIM per la casa editrice spagnola Planeta Tangerina. Insomma, Noemi non si ferma, e sembra non avere nessuna intenzione di farlo.
Le illustrazioni di Noemi Vola sono ironiche e leggere, realizzate con tecniche manuali come matite colorate e pennarelli. La grande forza delle sue illustrazioni non sta in un particolare virtuosismo tecnico, ma nella loro capacità di stupirci per la maniera ironica di vedere la realtà e per la capacità che hanno i suoi libri, una volta presi in mano, di convincerci a continuare a sfogliarli fino all’ultima pagina.
Il suo primo libro edito da Corraini, Un orso sullo stomaco, narra di un grande orso nero dall’aspetto goffo e di una ragazzina che quell’orso proprio non lo sopporta. Qualunque tentativo di scacciare via l’orso è vano (neanche il cioccolato o la matematica) perché l’orso la segue ovunque lei vada, e anche se scompare, poi ritorna sempre. Insomma, un vero disastro avere a che fare con gli orsi!
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Ho intervistato Noemi Vola per curiosare un po’ nel suo mondo.
Con il tuo primo libro Un orso sullo stomaco realizzi anche laboratori per bambini. È arrivato un orso a mangiarsi tutti i pastelli colorati?
Come si può vedere nel libro, quest’orso ce l’ha messa tutta per complicarmi la vita, e l’ ha fatto fino alla fine, quando è stato così dispettoso da mangiarsi letteralmente tutti i pennarelli che avrei voluto usare per disegnarlo.
Era da molto tempo che non disegnavo usando solo il nero (e non l’avrei fatto nemmeno questa volta!), la scelta di eliminare i colori é stata presa insieme all’editore. Inizialmente non è stato molto facile cedere all’idea di eliminare il colore, ma l’uso del bianco e nero mi ha costretta a riportare sulla carta nient’altro di più che il necessario alla narrazione, e di non allontanarmi troppo dalla spontaneità grafica delle bozze iniziali. Sono stata felice di questa scelta e devo ringraziare infatti l’editore che ha insistito parecchio per farmelo capire.
Spesso anche nei laboratori invito i bambini a usare solo il nero per disegnare orsi di ogni tipo. È un limite che può diventare interessante, perché li costringe a non usare tutti i colori come d’abitudine, ma a inventare nuove soluzioni che spesso portano a risultati inaspettati.
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I personaggi che popolano i tuoi libri sono sempre fortemente caratterizzati: un orso dispettoso, cavalli sovversivi, e poi i vermetti, di cui voglio sapere assolutamente qualcosa di più. Come lavori alla costruzione dei tuoi personaggi?
Ho sempre pensato prima alla storia che ai personaggi, infatti non sono mai stata una grande appassionata di orsi, cavalli o lombrichi, ma avevo un’idea da rappresentare e mi servivano dei buoni “attori ” adatti a interpretare delle parti.
Quando ho scritto Un orso sullo stomaco non avevo in mente di scrivere un libro con un orso come protagonista, avevo piuttosto la necessità assoluta di raccontare e scrivere quello che mi stava pesando addosso. Non sapevo bene cosa fosse, che forma avesse, quale fosse il suo nome; sapevo solo che era pesante, fastidioso, dispettoso, molto ingombrante e per niente amichevole. Insomma, una descrizione che assomigliava e aveva molti punti in comune con un orso. E d’altronde una sensazione del genere non poteva di certo assomigliare a una formica o a uno scoiattolo!
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Per Un libro di cavalli rivoluzionari, invece, l’idea di partenza riguardava un concetto che mi è sempre sembrato molto interessante e poco discusso: la disobbedienza e l’importanza di pensare con la propria testa. Avevo letto Rodari (in particolare Tonino l’ Obbediente, Il giovane gambero, Il Re Federico), Disobbedienza Civile di Thoreau, L’obbedienza non é più una virtú di Don Milani, e ho pensato che mi sarebbe piaciuto provare a raccontare questo concetto in un modo molto semplice ed elementare, adatto tanto a bambine e bambini quanti agli adulti, come Rodari ha abilmente fatto nelle sue filastrocche.
Ma per parlare di disobbedienza mi serviva qualcuno o qualcosa che fosse simbolo dell’opposto contrario, ovvero dell’obbedienza. E i cavalli erano perfetti: fin dall’antichità hanno seguito senza opporsi i loro padroni che li hanno usati come macchine da guerra o da corsa, oggi li troviamo immobili su piedistalli di marmo, schiavi di un moto perpetuo come il dondolo o la giostra, manovrati come le pedine sulle scacchiere.
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I lombrichi, invece, fanno parte di un progetto a cui sto lavorando, purtroppo non posso dire molto di più perché è tutto ancora molto incerto. A grandi linee si tratta di una storia il cui protagonista è un lombrico molto sconfortato, incerto e confuso, che riflette sulla vita.
Ora che sei un’illustratrice affermata e i tuoi libri popolano le librerie, hai un sogno nel cassetto che vorresti tirare fuori?
Sarebbe molto bello (ma non sarà molto facile) avere il tempo necessario per dedicarmi al lombrico e pensare completamente solo a lui. Per ora è il progetto in corso a cui tengo maggiormente, che ho iniziato e che come al solito non so dove mi porterà.
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