Cos’è Ariel: quattro chiacchiere con Simona Binni

0
1376
image_pdfimage_print

Tunué, tredici anni di attività alle spalle, è una casa editrice specializzata in graphic novel, con uno sguardo particolare verso i lettori junior. Investe, oltre che nel fumetto, nel cinema, nell’animazione, nei videogiochi, insomma in qualunque motore che possa stimolare la curiosità e l’immaginazione. La parola stessa Tunué non ha un significato, è un suono, senza uno specifico rimando metaforico, simboleggia ciò che la casa editrice vuole apparire dall’esterno: una realtà senza identificazioni di genere, che possa trasportare il lettore in un mondo senza confini.

Attraverso un’accurata selezione degli autori, Tunué è diventata un punto di riferimento nel marcato italiano del fumetto.

Tra gli autori internazionali pubblicati dalla casa editrice troviamo Paco Roca e l’autore premio Oscar Shaun Tan.

È stata da poco annunciata l’uscita di una nuova collana in arrivo per il 2019, Ariel, con una chiara linea guida: quella di essere un luogo di incontro nel quale le autrici e gli autori possano raccontare i temi cari alle donne, nel tentativo di creare uno spazio dove mettere in comune un sentire

declinato al femminile.

La collana è stata ideata dal direttore editoriale Massimiliano Clemente, che ne ha affidato lo sviluppo tematico e il coordinamento artistico a Simona Binni, autrice Tunuè sin dal debutto.

Il nome scelto ci parla in qualche modo della collana: nella commedia shakespeariana, Ariel è lo spirito dell’aria, un personaggio privo di caratterizzazione sessuale. È proprio questa ambiguità a favorire l’immaginazione di un luogo metaforico di incontro tra il maschile e il femminile.

Ho intervistato la curatrice, Simona Binni, per scoprire qualcosa di più su questa collana in arrivo.

Hai iniziato a lavorare per Tenué come fumettista e ora sei editor di una collana di graphic novel: si parla sempre di raccontare storie, ma questa volta con il ruolo opposto. Tre buoni propositi per la collana?

Sicuramente in cima alla lista metterei il desiderio di arrivare a un pubblico più ampio possibile.

Sarebbe bello che le autrici e gli autori coinvolti si mettessero in discussione sul tema del femminile e fossero in grado, attraverso la loro creatività, di regalare a lettrici e lettori il frutto di queste riflessioni e del proprio sentire.

Io per prima vorrei leggere storie capaci di aprire nuovi orizzonti rispetto a quello che già penso o credo di sapere.

Si potrebbe definire una collana femminista?

No! Non credo si possa definire così. Non sarà una collana di genere, di donne, per le donne.

Ariel nasce come esigenza di riflessione sul tema del femminile, nel modo più aperto e onesto possibile e sono felice che il mio editore abbia sentito questa necessità. Da qui l’idea di creare un luogo di discussione aperto a tutti, autori e autrici, nel tentativo di ragionare in modo corale su ciò che sappiamo, pensiamo e sentiamo di questo argomento, veicolandolo attraverso le storie.

Saranno raccontate storie tratte da figure di donne reali o anche fiction?

Autrici e autori saranno liberi di proporci i loro progetti e avranno modo di spaziare, purché al centro rimanga una riflessione seria e personale sul tema portante della collana. Non è detto che per parlare di femminile si debba per forza raccontare solo storie di donne. È una tematica talmente vasta e complessa, che la si può trattare da infiniti punti di vista, con altrettante sfumature, così come bisogna fare attenzione alla banalità in cui si rischia di cadere, se non si comprende a pieno quest’ultima cosa.

Credo che sia davvero una bella sfida e lo dico da autrice!

Una domanda che sicuramente interessa coloro che lavorano o sognano di lavorare nel mondo del fumetto.

Sceglierai tu scrittori/scrittrici e disegnatori/disegnatrici per la collana o accoglierai anche proposte dall’esterno?

Entrambe le cose!

CONDIVIDI
Articolo precedenteIl capro espiatorio
Articolo successivoDonne e religioni. Fare la differenza
22 anni, vive da qualche parte tra Foggia e Urbino. È un’aspirante illustratrice e, forse, perché no, creatrice di storie. Ama essere circondata da persone buffe e che non si prendono troppo sul serio. Colleziona cartoline pubblicitarie e il suo più grande sogno è avere un pinguino domestico.