Roma, 17 marzo. Salotto letterario

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Le Letture d’autrice proposte da Toponomastica femminile si ispirano ai salotti letterari delle salonnières, che hanno rappresentato una forma di emancipazione per le donne, rendendole finalmente protagoniste della cultura.

Attraverso l’interpretazione di alcuni passi di scrittrici, poete, giornaliste e filosofe presenti nella toponomastica nazionale ed estera, esposta in mostra, l’evento vuole restituire visibilità al pensiero e alla scrittura femminile, invitare all’ascolto, al dialogo e al rispetto.

Gli incontri si ripetono, a Roma e in altre città.

Il 17 marzo è la volta del Palazzo del Freddo, di Giovanni Fassi, con letture collegate dal fil rouge del cibo, tratte da opere di Emily Dickinson, Oriana Fallaci, Giana Anguissola, Joyce Lussu, Natalia Levi Ginzburg, Charlotte Brontë, Colette, Elsa Morante, Grazia Deledda, Simone de Beauvoir, Carla Capponi, Caterina Percoto, Agatha Christie.

Esposte in mostra, inoltre, tavole sulla voce poetica e sulla scrittura femminile, sul giornalismo e le donne.

“Il cammino della produzione letteraria femminile è caratterizzato da molte ombre, tracce incerte e pochi riconoscimenti e il percorso creativo delle donne è stato costellato di ostacoli, impedimenti, pregiudizi e giudizi sferzanti(donne pedanti con la mania di scribacchiare), è anche vero che quel percorso c’è stato e, come scrive sempre Virginia Woolf, si è trattato di un evento più importante che le Crociate o la Guerra delle due Rose e meritevole di una più particolareggiata descrizione.

Conoscere i nomi delle letterate, ricordare le loro creazioni e tramandarne la memoria sono passi fondamentali nella costruzione di una genealogia femminile nella letteratura che possa essere modello per le generazioni successive. […]

Le antologie scolastiche, che dovrebbero fornire una formazione culturale paritaria alle nuove generazioni, presentano ancora evidenti squilibri di genere e alle ragazze e ai ragazzi si insegna una storia letteraria formata solo di scrittori.
Ancora in tempi recenti i testi di letteratura italiana dedicati al Novecento, secolo che ha visto non solo un nutrito numero di scrittrici ma anche nascere una nuova coscienza della condizione femminile, presentano panorami letterari quasi totalmente maschili. A fronte di decine e decine di nomi di autori, le scrittrici sono poche unità, al massimo 5 o 6, molto spesso le stesse, Elsa Morante su tutte, con una percentuale trascurabile rispetto alla produzione d

egli uomini; le loro presenze, così ridotte, diventano delle felici e straordinarie eccezioni ma, proprio perché eccezioni, ribadiscono che la scrittura è affare da uomini.

Continuano a essere estranee alla formazione culturale di ragazze e ragazzi autrici come Anna Banti, Maria Bellonci, Alba De Cespedes, Gianna Manzini, Lalla Romano, Fausta Cialente, Anna Maria Ortese, Natalia Ginzburg, solo per citare alcuni nomi.
E se ne potrebbero fare molti e molti altri ancora“.

Parafrasando Virginia Woolf anche la letteratura, come la poesia, avrebbe “bisogno di una madre oltre che di un padre”.