Scrittrici e premi letterari

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Come è noto (e come confermano gli ultimi dati Istat) in Italia le lettrici sono più numerose dei lettori. Tuttavia non sembra che le donne siano così ben accette nell’ambiente della letteratura. Non è un’affermazione avventata: si fonda su quanto osservava un editore italiano, Luigi Spagnol (un addetto ai lavori, quindi, assai qualificato), in un articolo dal titolo “Maschilismo e letteratura. Cosa ci perdiamo noi uomini”, comparso nell’ottobre del 2016 in www.illibraio.it , articolo cui erano seguiti parecchi altri contributi, sullo stesso argomento, ad opera di Michela Murgia, Valeria Parrella, Giusi Marchetta e altre.

“Il mondo letterario e la società in generale – si chiede l’autore nell’articolo citato –  riconoscono alle opere scritte dalle donne la stessa importanza che viene riconosciuta a quelle scritte dagli uomini? Siamo altrettanto pronti, per esempio, a considerare una scrittrice o uno scrittore dei capiscuola, ad accettare che una donna possa avere la stessa influenza di un uomo sulla storia della letteratura?”

La risposta è no, e il numero insignificante di presenze femminili negli albi d’oro dei grandi premi letterari  – Nobel, Goncourt, Booker, Strega, Pulitzer –  dove le donne sono un quinto degli uomini, non fa che confermare questa intuizione.

La cosa strana, continua Spagnol, è che i numerosi libri scritti dalle donne hanno un gran successo di vendite, soprattutto all’estero, il che significa che le scrittrici sono più in sintonia con il pubblico, però non godono, nell’ambiente della critica letteraria e dell’editoria, della stessa considerazione dei loro colleghi maschi. La letteratura “alta” continua a essere dominata dagli uomini. Questa esclusione, conclude l’autore, può essere spiegata solo con il maschilismo perdurante nel mondo letterario, atteggiamento che mira a conservare i privilegi (potere, controllo, denaro, autostima) che gli uomini detengono da sempre e che rifiutano di spartire. Ma è un’operazione che ha un costo: la rinuncia ad arricchire il proprio orizzonte culturale con tutto un bagaglio di pensieri e sentimenti di cui le donne sono portatrici.

Si tratta di un articolo particolarmente significativo proprio perché scritto da un uomo. E da un uomo che non solo ha la lucidità di interrogarsi su un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti e tutte senza essere riconosciuto, ma che si rende conto delle conseguenze negative  di questo stato di cose e ha il coraggio di dichiararlo.

E qual è la situazione in Italia? Quante donne hanno ottenuto il massimo riconoscimento nei premi letterari di casa nostra? Quante scrittrici hanno vinto lo Strega, il Viareggio, il Campiello? Quante sono state premiate al Bagutta, al Bancarella, al Calvino? Quando? E con quali opere?

Sarà l’oggetto di una ricerca i cui risultati compariranno su queste pagine prossimamente.

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Loretta Junck, torinese, già docente di lettere nei licei, dal 2011 fa parte del “Comitato dei lettori” del Premio letterario Italo Calvino e dal 2012 è referente di Toponomastica femminile per il Piemonte. Nel 2004 ha organizzato, a Torino, il III Convegno di Toponomastica femminile e Fnism. Con Maria Pia Ercolini ha curato gli Atti del II e III Convegno di Toponomastica femminile Strade Maestre. Un cammino di parità (Universitalia 2015). Ha collaborato a Le Mille. I primati delle donne, a cura di Ester Rizzo (Navarra 2016). Suoi articoli sono comparsi su diverse testate (L’Indice dei libri del mese, Leggendaria, Noi Donne, Dol’s ecc.).