di Grazia Mazzè
Sarà presentato il 9 giugno il libro di Ester Rizzo “Le ricamatrici” a “Una Marina di Libri” – il Festival del libro, all’Orto Botanico di Palermo.
Avevo letto sul web la storia delle ricamatrici di Santa Caterina di Villermosa, un paesino del Nisseno, un paio di anni fa, curiosa di approfondire fatti in cui sono state coinvolte donne siciliane e le rivendicazioni dei loro diritti.
La lettura del romanzo però è arrivata alla mia memoria più intima, a un nostalgico nucleo di ricordi con mia nonna, una ricamatrice, vissuta nella realtà meno circoscritta della città di Palermo.
Sono certa, se fosse arrivata a lei l’eco del movimento della Lega della Rosa Rossa sarebbe stata una delle “Mille ragazze in lotta”.
La mattina al risveglio la trovavo già sulla sua seggiolina davanti all’imposta del balcone, sempre alla ricerca della luce “buona”, con il suo telaio, a tirare fili con affilatissime forbicine, a realizzare quadratini perfetti per poi ricomporli con un gioco di ago e filo, come un’artista, per creare quella preziosità fatta a mano chiamata “Cinquecento”.
Stesso anno di nascita di Filippa, anche lei aveva frequentato la sesta elementare, stessa tempra, risoluta, istruita per quei tempi, rinchiusa in un Collegio aveva studiato. Lì aveva imparato l’arte del ricamo, della maglia, le tessiture del filet e del Quattrocento, ma nel Cinquecento aveva trovato la possibilità di concretizzare un lavoro.
Un lavoro che la teneva china sul telaio dall’alba al tramonto, a volte più del dovuto. Lei si raccontava mentre sfilava ed io l’ascoltavo, meraviglitata per la capacità di creare dalle mani tale bellezza, arte che ho imparato, senza mai eguagliarla, spezzandone il filo dopo la morte di lei.
Indossando gli immancabili guanti e cappellino mi conduceva per mano a consegnare quei lavori, scrollandosi così la fatica e il dolore agli occhi. Sentivo trattava sul prezzo dei manufatti con i negozianti che glieli avevano commissionati per dei privati, non era mai soddisfatta quando mi riprendeva la mano per uscire dal negozio.
Filippa mi riporta alla memoria di quei miei primi otto anni, collocandoli nel contesto storico-politico di quel tempo. Forte e tenace, una figura capace di ricacciare dentro le sue emozioni, per permettere alle altre che il da farsi arrivasse chiaro e pulito. Accogliente ma autorevole, con addosso l’esperienza di emigrata che le aveva permesso di aprire la mente e convincersi che la cultura avrebbe liberato la nuova generazione delle donne dalle trappole del patriarcato.
Come scritto nella bellissima prefazione di Gaetano Savatteri, “Ester ha costruito con la dedizione di una ricamatrice una stagione in cui sembrava facile schierarsi dalla parte giusta, contro la prevaricazione, contro lo sfruttamento.”
La rivoluzione femminile si era già avviata, molte le donne nel mercato del lavoro, spinte dalla necessità economica e stimolate dai diritti conquistati, dalla crescente cultura femminile e il controllo della procreazione. Siamo nella fase aperta dal movimento del ’68, l’identità femminile punta alla liberazione, al riconoscimento e al valore delle differenze tra uomini e donne.
Eppure, scrive Savatteri, “le ricamatrici le pensiamo mansuete, chine sui loro tomboli, aduse a riprodurre un sapere antico tramandato di madre in figlia, competenti nell’impiego ritualmente femminile”.
Ester Rizzo ha una forte anima femminista e la troviamo intessuta nei fili del suo racconto, pieno di personaggi e temi che ancora oggi impegnano le donne in rivendicazioni e lotte.
Come allora l’emigrazione rientra tra le scelte quasi obbligate per avere un lavoro e una retribuzione adeguata. Il divario salariale tra uomini e donne è un peso che grava sull’economia del Paese e non c’è dubbio che le conseguenze ricadono maggiormente sulle donne.
C’è dentro l’attenzione alle vittime di uomini narcisi e violenti, come la povera Saretta, propensa a subire, incapace a denunciare, con l’amaro risvolto di una scelta obbligata o di una tragica fine.
Ci mostra la resa di coloro che si sentono forti e dalla parte della ragione e, nonostante ciò, provare l’impotenza cui costringe il potere mafioso e prevaricatore. L’onestà e il diritto non sono sempre carte vincenti.
L’amore in conflitto con le regole del patriarcato, nella storia di Pietro e la bella contadina. Il disagio di chi ha movimenti e pensieri da “straniera”, come Livia, testimone di quella evoluzione culturale che rende libere le donne dalle usanze di una realtà paesana.
E poi c’è Adele, la Marchesa, nella cui testa Ester fa muovere la libertà di non riconoscersi come donna nella maternità. Un diritto di scelta ancora oggi intriso da pregiudizi e dall’incapacità sociale di dare lo stesso valore a coloro che scelgono di bastare a se stesse.
È anche una storia di sorellanza, di amicizia, di solidarietà, di un sentire comune tra donne che abbattono barriere, annullano ceti, si alleano nel bisogno.
Una storia d’amore, quella di Filippa e il marito, mai dissolto e garantito nel tempo, superbo esempio per chi ha paura dell’evoluzione delle donne nella libertà.
Queste sono le donne apparse mansuete, hanno riempito le strade del paese, queste schiave del racket degli intermediari e dei padroni ombra, bersaglio di attacchi che si scatenarono in tutta la Sicilia per il riconoscimento e la tutela del lavoro a domicilio. Qui c’è anche la formazione di un percorso sindacale, di una piattaforma, di un minimo salariale, del riconoscimento del lavoro nella sua dignità più vera, del valore di un prezzo da pagare e di un conto da saldare.
Ester Rizzo continua a insegnarci qualcosa, con le sue donne tirate fuori dall’oblio. Ci regala la testimonianza di una storia passata con ago e filo tra le mani. Siamo arrivate dove siamo perché queste donne, come tante altre, sono esistite, hanno marcato un tassello nel grande mosaico degli anni che ci sono appartenuti, cui dobbiamo dare ancora visibilità di margini e di consistenza.
Grazie alla Lega delle ricamatrici della Rosa Rossa, grazie a Ester Rizzo per la sua dedizione, per il dono che molte, dopo di noi, troveranno indispensabile per la marcia verso le conquiste future.
Ester Rizzo
Le ricamatrici di Santa Caterina
Navarra, Palermo, 2018
- 104
€ 10