Il Premio Viareggio

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Se il Bagutta è il decano dei premi letterari italiani, il secondo per longevità è il Premio Viareggio, fondato nel 1929 da Leonida Rèpaci, con il contributo di Alberto Colantuoni e Carlo Salsa. Come lo Strega, anche il Viareggio è stato contestato (nel 1968 Italo Calvino lo rifiutò con un telegramma in cui sosteneva di ritenere ormai conclusa l’epoca dei premi letterari) ma nonostante ciò oggi appare ancora ben vitale. L’obiettivo, come scrisse il fondatore, era quello di creare una manifestazione di più vasto respiro rispetto al Bagutta, nato pochi anni prima, attirando “le simpatie di coloro che la dittatura stava isolando”. Tale obiettivo non sfuggì al regime, che presto mise sotto controllo l’istituzione; la presenza di un personaggio come Rèpaci, giornalista notoriamente antifascista, era di per sé sospetta. Interrotto allo scoppio della seconda guerra mondiale, il Premio rinacque nel dopoguerra per volontà del suo fondatore che ne rimase presidente fino alla morte, nel 1985. Gli successero Natalino Sapegno e Cesare Garboli. Dopo un periodo di presidenza di Rosanna Bettarini, ora a guidare il Premio è Simona Costa. La giuria è attualmente costituita da un gruppo stabile di una ventina di addetti/e ai lavori (accademici e accademiche, scrittori, scrittrici, giornalisti /e ecc.).

L’analisi dei risultati del Premio non è semplicissima, dal momento che, fin dall’inizio, le giurie hanno distribuito i riconoscimenti senza attenersi a una norma prestabilita, creando con molta libertà una grande quantità di segnalazioni, medaglie, targhe diverse ed estemporanee, cosa che ha dato adito a qualche critica. Tenendo conto solo delle opere di narrativa, poesia e saggistica (e non dei premi minori, delle opere prime o dei “premi del presidente”) su 247 premi calcolati complessivamente per le tre sezioni, 213 sono stati consegnati a uomini, solo 34 a donne: una percentuale che non arriva al 14%. Non solo ma, come per lo Strega, non si apprezza alcuna evoluzione: dei 30 premi consegnati negli ultimi 10 anni, solo 4 (2 per la narrativa, 2 per la poesia) sono andati ad autrici, il 13,3%. Se poi consideriamo la categoria dei 13 andati alle donne nell’ultimo ventennio, ci colpisce la sperequazione tra poesia (10) e narrativa (3). Non vorremmo peccare di eccessiva malignità, ma è noto che la poesia vende poco o niente… Non sarà che i premi per la narrativa, genere potenzialmente più redditizio, sono riservati agli uomini?

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Queste le scrittrici premiate (per i titoli delle opere si rimanda al sito del Viareggio): Paola Masino 1933 narrativa, Maria Bellonci 1939 narrativa, Elsa Morante 1948 narrativa, Sibilla Aleramo 1948 poesia, Renata Viganò 1949 narrativa, Gianna Manzini 1956 narrativa, Natalia Ginsburg 1957 narrativa, Laudomia Bonanni 1960 narrativa, Clotilde Marghieri 1974 narrativa, Rossana Ombres 1974 poesia, Maria Luisa Spaziani 1981 poesia, Giuliana Morandini 1983 narrativa, Gina Lagorio 1984 narrativa, Rosellina Balbi 1985 saggistica, Marisa Volpi 1986 narrativa, Rosetta Loy 1988 narrativa, Luisa Adorno 1990 narrativa, Gabriella Leto 1991 poesia, Grazia Livi 1991 saggistica, Chiara Frugoni 1994 saggistica, Serena Vitale 1995 saggistica, Alda Merini 1996 poesia, Franca Grisoni 1997 poesia, Patrizia Cavalli 1999 poesia, Elena Jaeggy 2002 narrativa, Iolanda Insana e Ludovica Ripa di Meana ex aequo 2002 poesia, Livia Livi e Maria Marchesi ex aequo 2004 poesia, Sivia Bre 2007 poesia, Francesca Sanvitale 2008 narrativa, Edith Bruck 2009 narrativa, Antonella Anedda 2012 poesia, Sonia Gentili 2016 poesia.