Il Premio Bancarella e le scrittrici

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Caso unico nel panorama dei premi letterari italiani, il Bancarella è caratterizzato dal fatto di essere gestito direttamente da chi, i libri, li vende. È stato fondato nel 1953 a Mulazzo, poi si è trasferito nella vicina Pontremoli ed è connesso con l’affascinante storia dei venditori e delle venditrici ambulanti di libri della Lunigiana toscana, corrispondente all’alta valle del Magra, zona povera e di forte emigrazione. Mentre da Bagnone e dintorni, posti sulla riva sinistra del fiume, partivano i “barsan” e le “barsane”, merciai itineranti specializzati in maglieria e abbigliamento, alla fine dell’Ottocento librai (e forse anche libraie) ambulanti iniziarono a migrare dai centri della riva destra del Magra verso le campagne e le città del Nord Italia, ma anche verso il sud della Francia. Alberto Vigevani, editore bibliofilo poeta romanziere, nelle sue memorie scrive che quand’era ragazzo (Vigevani, milanese, era nato nel 1918) vi erano case editrici “che stampavano apposta, su pessima carta, con caratteri usurati, in misere brossure, libri fuori diritti o in traduzioni trucemente scorrette — da Tolstoj a Dumas, da Casanova a Dostoevskij, a Dickens — per smerciarli attraverso le bancarelle che appartenevano tutte a pontremolesi”. Questi “si erano sparsi per l’Italia con le bancarelle. Erano spesso parenti: si chiamavano, e si chiamano, Tarantola, Fogola, Gandolfi, Ghelfi, Lorenzelli, Barbato. Spesso si univano per comprare al miglior prezzo fondi di magazzino”. Queste famiglie hanno fondato alcune tra le più affermate librerie nel centro delle grandi città.

Il Premio, che è diventato una delle manifestazioni letterarie più seguite in Italia, seleziona i libri più venduti, considerando il libro come merce, anche se “non disgiunta dal valore letterario”.L’analisi dei risultati delle sue 65 edizioni offre qualche sorpresa.

Delle 65 opere vincitrici — la prima è stata Il vecchio e il mare di Hemingway, l’ultima I Medicidi Matteo Strukul — dovute a scrittrici e scrittori italiani ma anche stranieri, dieci sono a firma femminile, il 15,3%. Fin qui, tutto nella norma: sono percentuali modestissime, di poco superiori a quelle degli altri premi finora considerati, lo Strega e il Bagutta, ad eccezione del Bagutta Opera Prima, un po’ più generoso con le donne, come s’è visto. Se però stralciamo i risultati delle ultime dieci edizioni, dal 2008 al 2017, scopriamo che in questo periodo i riconoscimenti sono paritari: cinque a uomini, cinque a donne. Tante quante erano state premiate nelle 55 edizioni precedenti!

Potrebbe essere il segno che, da poco, qualcosa sta velocemente evolvendo nel campo del mercato letterario, magari perché le donne che scrivono sono di più o più lette, o entrambe le cose. O magari anche perché stanno entrando in scena giovani scrittrici che sanno utilizzare il web per farsi conoscere e sono ben determinate a conquistarsi una fetta di mercato. E non è un caso che sia proprio il Bancarella, il più “popolare” premio letterario italiano, a segnalare prontamente il successo femminile nel mercato dei libri.

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Le autrici cui è stato conferito il premio sono: Han Suyn, L’amore è una cosa meravigliosa 1956; Oriana Fallaci, Niente e così sia 1970; Susanna Agnelli, Vestivamo alla marinara 1975; Carmen Covito, La bruttina stagionata1993,Alessandra Appiano, Amiche di salvataggio2003;Elizabeth Strout, Olive Kitteridge  2010; Anna Premoli, Ti prego, lasciati odiare 2013;Michela Marzano, L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore 2014; Sara Rattaro, Niente è come te 2015; Margherita Oggero, La ragazza di fronte 2016.