Francesca Caccini nasce nel 1587, nella corte Medicea, primogenita in una famiglia di musicisti, all’età di tredici anni si esibì, forse per la prima volta, in pubblico, cantando nel Concerto Caccini, in occasione del matrimonio di Maria dei Medici con Enrico IV, Re di Francia. Oltre a distinguersi come cantante, venne istruita dal padre, il famoso Giulio Caccini, alle lettere; scrisse poesie in latino e nella lingua volgare, apprese le lingue straniere: cantava in francese e in spagnolo, aprì una scuola di canto, e dal 1619 già si parla delle sue discepole. Suonava il liuto, il chitarrineto e il clavicembalo e all’età di diciotto anni iniziò a comporre.
La Cecchina, come poi fu solito chiamarla e ricordarla, viene definita come donna di grande cultura, sensibile, di un carattere forte, esuberante, insolito, forse tipico di un altrettanto insolita genialità.
Grande fu lo spazio che conquistò come compositrice: iniziò a musicare le poesie di Michelangelo Buonarroti il Giovane, scrisse madrigali, ballate, variazioni, musica per voce, e un melodramma. Nel 1607 entra ufficialmente al servizio della corte e divenne la musicista più pagata: passò dai 10 ai 20 scudi mensili, guadagnando più del marito, il cantante Giovan Battista Signorini.
Nel 1618 viene pubblicato il suo primo libro di musica a una e due voci.
Indubbiamente fu forte l’influenza del padre sulle sue prime composizioni ma nella sua prima Ooera Romain Rolland vi trovò, secoli dopo, l’espressione di una delicata individualità di insigne artista, “in cui riflette già l’influsso del genio di Monteverdi e per questo la Caccini rimarrà vicina a noi più degli altri compositori fiorentini dell’epoca sua”.
Viaggiò in tournée per le corti italiane ed europee, rappresentando a Varsavia, in onore del principe ereditario polacco Ladislao Sigismondo, proprio la sua prima opera La liberazione di Ruggiero dall’isola di Alcina, che porterà la dedica al futuro re. E’ la prima opera italiana, scritta da una donna a essere rappresentata all’estero.[1]
Eppure, nonostante la fama e il successo già nel 1700 la Cecchina cade nell’oblio. Nel 1847 la sua persona e la sua arte vengono rievocate in un articolo pubblicato nella Gazzetta Musicale di Milano. L’Ambros nella Storia della Musica ne scrive con profonda ammirazione: “Francesca era un genio, essa aveva l’ispirazione musicale anche più del suo celebre padre e nella sua opera ha eretto un monumento veramente fastoso al suo straordinario talento”. Romain Rolland la colloca al di sopra su tutte le donne compositrici conosciute nella storia della musica.
Ma viene attaccata violentemente dal musicologo tedesco Ugo Goldschmidt, la Cecchina a suo parere è stata sopravvalutata “La musica della Cecchina è misera e inetta. La sua volgare melodia e il suo disperato basso sono ancora forse i più felici particolari della sua musica”. Definisce la Liberazione di Ruggiero non Opera ma Balletto.
Certo è strano che proprio quest’opera passi alla storia come la prima che si ricordi tra le opere italiane ad aver varcato le Alpi e che diede l’impulso per affermare la supremazia del genio italico nel campo del teatro lirico.
Alla fine del 1626 il marito muore e con questa morte si perdono le tracce anche della Caccini. Rimane un unico ricordo di un contemporaneo che scrive: “Ella si rimaritò in un lucchese lasciando il servizio di queste Altezze et morì di cancro alla gola”.[2]. Dal 1640 non è più ricordata come vivente.
Francesca Caccini nasce e vive in un ambiente d’eccezione: tra un padre, un marito e una corte che oggi definiamo liberali, che le permisero di lavorare, di esprimere il proprio talento, di coltivarlo, di affinarlo, di viaggiare, di conoscere e di confrontarsi con realtà diverse. Le fu concesso e richiesto di esibirsi nelle chiese, luogo interdetto alle donne. Ma il suo successo ottenuto non è dovuto soltanto all’essere nata in una famiglia di musicisti straordinari, ad aver ricevuto un altrettanto straordinaria preparazione musicale, culturale, la sua fortuna fu anche quella di conoscere le più importanti figure letterarie e artistiche del periodo, raggiungendo una posizione tale che le consentì di comporre per una compagnia, e di far eseguire i suoi lavori.
Della sua vita è un mistero e una sorpresa lo scomparire dietro la morte del marito. Una vita da protagonista di corte, indipendente, come lo poteva essere una donna nel 1600, si dilegua e muore nell’anonimato, nell’irraggiungibile. Una semplice coincidenza?
Non si può attribuire, questa sua assenza dalle stagioni concertistiche, come risultato di critici accaniti, perché ve ne furono per la maggioranza in sua ammirazione.
Eppure le sue composizioni sono cadute vittime del pregiudizio che ne ha impedito la presenza nella storia della musica. Recentemente, in Italia, Elena Sartori, direttrice d’orchestra, e studiosa della letteratura e arte rinascimentale e barocca, ha eseguito le musiche di Francesca Caccini e ha prodotto un’importante discografia (in copertina).
Negli anni ’90 fu sempre una direttrice d’orchestra, Elke Mascha Blankenburg, a far eseguire dopo secoli di silenzio, la famosa Liberazione di Ruggiero, in un Festival musicale di Montepulciano.
Consigli di ascolto:
https://www.youtube.com/watch?v=U6ND6O_4a-A
https://www.youtube.com/watch?v=Rn129DOrmyQ
https://www.youtube.com/watch?v=oJOV_lMOpmk
[1]La liberazione di Ruggero dall’isola di Alcina, scritta nel 1625, è custodita nella Biblioteca di Santa Cecilia. Nello stesso periodo scrisse Rinaldo Innamorato, rimasto manoscritto e di cui oggi non se ne ha più traccia.
[2]Dizionario Biografico degli italiani, voce a cura di Liliana Pannella, Istituto della enciclopedia italiana, Roma 1973, pag. 21.