ITALIA – Il no dei centri sociali a Ombrina, “per un Abruzzo verde e senza trivelle”

0
1092
image_pdfimage_print

“Dopo il parere positivo della commissione ministeriale Via, pensiamo sia necessario attivare tutti i cittadini e tutte le cittadine, le reti sociali e associative, il mondo imprenditoriale agricolo e turistico, gli enti locali, per costruire una mobilitazione efficace che sia in grado di fermare il progetto Ombrina Mare. Inutile ripetere, ancora una volta, quanto devastante sia per il nostro territorio, in termini ambientali ed economici, la petrolizzazione del nostro mare.

E’ arrivato il momento di esprimere in modo netto e risolutivo la nostra contrarietà a qualsiasi idea di sviluppo della nostra regione legata allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. La terra e il mare sono patrimonio di tutti i cittadini e le cittadine abruzzesi e in quanto tali dovrebbero essere vincolati ad una idea di sviluppo economico sostenibile che valorizzi la nostra cultura attraverso il turismo e l’agricoltura. Non abbiamo bisogno di cedere le nostre bellezze naturali a qualsivoglia colosso finanziario ma, al contrario, vogliamo ribadire con forza la necessità di salvaguardare il territorio da tali minacce promuovendolo e incentivando lo sviluppo della nostra economia e la distribuzione democratica della sua ricchezza.

Nessun distretto minerario regionale può oggi risollevare le sorti della nostra regione. Nelle scorse settimane abbiamo visto quanto il dramma dei cambiamenti climatici stia mettendo a rischio la vita delle comunità locali e le vie di comunicazione necessarie per la nostra economia. Le grandi infrastrutture energetiche, che stanno modificando il paesaggio e la geografia del nostro fragile territorio e mettendo a rischio la salute e le attività economiche di migliaia di persone, disegnano un triste futuro. I giovani della nostra regione sono costretti ogni anno ad emigrare, i nostri paesi si svuotano, le campagne sono lasciate all’ abbandono e all’incuria. I mestieri che hanno sempre caratterizzato la nostra economia rischiano di scomparire insieme alla nostra cultura e identità. Non è con queste opere, i cui benefici verranno raccolti da pochi manager, che possiamo pensare al rilancio del nostro territorio. La difesa dell’ambiente, la valorizzazione turistica e culturale del territorio, le imprese legate ad un’economia verde, la filiera dell’agroalimentare possono essere volani su cui costruire posti di lavoro, sui cui permettere al nostro territorio di rilanciarsi e di concentrare competenze ed entusiasmo.

In poche parole lo sviluppo ecologicamente sostenibile del nostro territorio può permettere a migliaia di giovani di restare o tornare in Abruzzo. Non possiamo permettere che questa opportunità ci venga tolta da multinazionali che trivellano oggi il nostro mare per poi andarsene quando non sarà più economicamente vantaggioso. Se perdiamo questa battaglia al nostro territorio saranno definitivamente sbarrate le porte del rilancio economico. Per sempre.

Quello di cui abbiamo realmente bisogno sono le risorse per mettere in sicurezza il nostro territorio dal dissesto idrogeologico, fuori dai vincoli di bilancio dell’Europa e dal patto di stabilità degli enti locali. Non abbiamo sicuramente l’ambizione di diventare una colonia economica nelle mani di gente senza scrupoli e senza rispetto per la nostra terra e il nostro mare. I cittadini abruzzesi hanno già scelto molti anni fa. Non vogliamo Ombrina, ma il Parco della costa Teatina. Questo basta per esprimere sinteticamente l’idea dei cittadini abruzzesi su quale debba essere il modello di sviluppo regionale da adottare.

Invitiamo tutti e tutte a confrontarci in un’assemblea pubblica il 29 marzo alle ore 17,30 a Zona22”.