Angiola Minella Molinari

Angiola Minella nasce a Torino nel 1920, in una benestante famiglia borghese. Il padre, direttore generale della Reale Mutua di Assicurazioni, cade vittima di un attentato fascista nel 1932, e il luttuoso episodio segna in modo indelebile la vita di Angiola
allora dodicenne.

La ragazza frequenta la migliore scuola di Torino (quel Liceo D’Azeglio dove fino a pochi mesi prima aveva insegnato l’antifascista Augusto Monti, maestro di una straordinaria generazione di allievi) e intanto coltiva il sogno di diventare medica. Ma non sarà possibile; il progetto incontra la ferma opposizione materna e, dopo essersi diplomata, Angiola Minella deve ripiegare su studi letterari, che preludono a un futuro di insegnante: è un lavoro che agli occhi della madre è più adatto per una donna.

Intanto è scoppiata la guerra e nei primi bombardamenti la casa di Torino viene danneggiata, così Minella, insieme alla madre e alla sorella minore, nel maggio del 1942 sfolla a Noli; qui la famiglia possiede un alloggio dove da sempre passa le vacanze estive.

Nel 1943 entra come volontaria nella Croce Rossa, realizzando in qualche modo il suo desiderio
di essere utile al prossimo in difficoltà, e nel 1944 aderisce alla Resistenza, prima in un gruppo badogliano del Cuneese, in seguito nelle brigate Garibaldi che operano nel Savonese. Il suo nome di battaglia è Lola, il soprannome con cui viene chiamata in famiglia e dagli amici. Anche la sorella Maria Pia, diciassettenne, segue le sue orme e diventa staffetta partigiana.

In questo ambiente la giovane conosce Piero Molinari, l’ispettore Vela, operante presso la prima divisione d’assalto Garibaldi. Terminato il conflitto lo sposa civilmente, contravvenendo alle abitudini consolidate dell’ambiente da cui proviene e alle aspettative famigliari. Da questo matrimonio nascerà, nel 1950, la figlia Laura.

Nel primo dopoguerra il Paese è a pezzi: molte fabbriche sono distrutte, mancano le case,
molti sono gli orfani abbandonati a se stessi. Ma le energie non mancano: nel clima fervido del momento Angiola Minella si attiva con passione in favore dei minori in difficoltà. Insieme a Nadia Spano promuove una catena di solidarietà e cinquanta bambini di Napoli trovano ospitalità presso famiglie savonesi. Alcuni vi rimarranno.

Il suo impegno si esprime anche nell’azione politica: è responsabile della Commissione femminile nella segreteria della federazione del Pci di Savona e consigliera comunale (le prime elezioni amministrative a Savona si tengono nel marzo del 1946), nonché dirigente dell’Udi, Unione Donne Italiane.

Nel giugno del 1946 viene eletta per la Costituente e si trova così a far parte della piccola pattuglia di donne (ventuno, il 3,7% del totale dei Costituenti) che per la prima volta nella storia d’Italia hanno la possibilità di contribuire a decidere i destini del Paese. Angiola Minella fa parte del gruppo delle nove comuniste; ci sono poi altrettante democristiane, due socialiste, una qualunquista (esponente del Partito dell’Uomo Qualunque, che nelle prime elezioni ha ottenuto un certo successo, specie nel Sud Italia).

Nell’assemblea Minella non interviene, ma presenta insieme ad altri diverse interrogazioni. È l’inizio di una lunga carriera politica: viene rieletta alla Camera nel 1948 e poi nel 1958, mentre nel 1963 passa al Senato, dove rimane fino al 1972. Sempre nelle liste del Pci.

Tra i suoi interessi c’è sicuramente l’impegno a favore delle donne (rappresenta il Movimento femminile democratico italiano nella segreteria della Federazione internazionale femminile a Berlino tra il 1953 e il 1958); successivamente si occupa di problemi riguardanti la sanità, come vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità dal 1958, poi come segretaria della stessa Commissione del Senato nel 1963 e infine come vicepresidente della stessa nel 1968. A Palazzo Madama si dedica con particolare impegno alla riforma dell’assistenza sanitaria e ospedaliera e del servizio per l’assistenza alla maternità e all’infanzia, coerentemente con il desiderio sopito di fare la medica.

Angiola Minella Molinari muore il 12 marzo del 1988.

 

 

Dalla mostra di Toponomastica femminile: Le madri della Repubblica