ITALIA – Regine in città: Elena di Savoia

di Livia Capasso

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FOTO1. Comiso. Foto di Rosa Perupato

Completamente diversa è la figura della nuora di Margherita, la regina Elena. Mentre Margherita amava la vita di corte, i balli, il lusso, i gioielli, Elena era schiva, riservata e amava la sua privacy.

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FOTO2. Martina Franca. Foto di Anna Basile

Jelena Petrovic era chiamata la pastora, perché era nata nel 1873 a Cettigne, un grosso borgo fra le montagne montenegrine abitato per lo più da pastori, figlia del futuro re del piccolo regno del Montenegro, Nicola I.

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FOTO3. Sapri. Foto di Rita Ambrosino

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FOTO4. Trapani. Foto di Giuliana Cacciapuoti

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FOTO5. Gradisca. Foto di Marta Conte

Aveva studiato in un collegio di Pietroburgo. Fu la regina Margherita ad appoggiare la sua candidatura a sposa del figlio. Il matrimonio fu celebrato il 24 ottobre 1896 in Santa Maria degli Angeli. Furono nozze ricche ma non sfarzose.

FOTO6. Arzachena. Foto di Laura Candiani

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FOTO7. Taranto. Foto di Virginia Mariani

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FOTO8. Bomarzo. Foto di Giancarlo Bronzetti

Elena assisteva il marito in tutto, gli faceva da traduttrice per il russo, il serbo e il greco moderno; aveva anche imparato il piemontese, per capire il marito quando le si rivolgeva in dialetto. La sua semplicità e il poco interesse che nutriva per i fasti del regno lasciavano perplessa la regina Margherita che, invece, aveva dedicato tutta la sua vita alla regalità.

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FOTO9. Trussardi_Ritratto Regina Elena

Giovanni Trussardi Volpi nel ritratto che le fece, nel 1910, mette in evidenza la riservatezza, l’austerità di Elena. Dal matrimonio nacquero cinque figli: Jolanda, poi la sfortunata Mafalda, quindi l’erede Umberto, infine Giovanna e Maria. Elena, cosa riprovevole per la suocera, si dedicava alla cura del marito, dei figli e della casa. Preferiva gli arredi moderni, semplici e funzionali, ai mobili antichi e austeri che riempivano i palazzi di famiglia.

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FOTO10. Edoardo Gioja. Ritratto

Il ritratto che ne fa il pittore verista Edoardo Gioja presenta la regina a figura intera in una posa ufficiale, fiera nel portamento. Siamo nel 1913 e il Liberty detta legge: i vestiti non sono più rigidi, gonfi e inamidati, ma le stoffe morbide le accarezzano il corpo.

Chiamava ad alta voce il personale da una camera all’altra, indossava il grembiule per dirigere le cameriere; insegnava alle figlie a cucire, a lavorare a maglia, a fare i dolci; faceva venire regolarmente una sartina a palazzo per riadattare i vestiti suoi e quelli delle figlie.

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FOTO 11. Ritratto3

Per il tragico terremoto di Messina del 1908, si dedicò personalmente ai soccorsi; durante la prima guerra mondiale Elena fece l’infermiera a tempo pieno e trasformò il Quirinale in un ospedale.

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FOTO12. Roma. Ospedale Regina Elena

Ancora oggi molti ospedali e reparti ospedalieri portano il suo nome. E’ nota la sua generosità: finanziò opere benefiche a favore degli encefalitici, per madri povere, per i tubercolotici, per gli ex combattenti ecc. Sembra che sia intervenuta presso il re anche a favore degli ebrei ai tempi delle leggi razziali.

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FOTO13. Roma. Foto di Denisa Nistor Podar

Elena si rivolgeva a Mussolini chiamandolo “Signor Presidente”, e non “Duce”, come lui avrebbe voluto. Anche in questo fu diversa dalla suocera, convinta sostenitrice di Mussolini.

Scoppiata la seconda guerra mondiale Elena, che non amava la guerra né tanto meno il Duce, rimase in ombra. La figlia Mafalda, arrestata e internata in campo di concentramento, morirà per stenti e cancrena a causa di un intervento chirurgico eseguito in ritardo e in condizioni estreme. Elena seguì il marito nella “fuga” a Brindisi. Terminato il conflitto, il 9 maggio del 1946 Vittorio Emanuele III abdicò a favore del figlio Umberto e andò in esilio con Elena ad Alessandria d’Egitto, ospite di re Farouk.

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FOTO14. Roma. Copertina di Oggi alla notizia della morte della regina Elena

Elena rimase in Egitto fino alla morte del marito, avvenuta il 28 dicembre del 1947, dopo diciannove mesi d’esilio, poi si trasferì a Montpellier, dove morì di cancro il 28 novembre del 1952.

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FOTO15. Barletta. Foto di Marina Convertino

 




ITALIA – Regine in città: Margherita di Savoia

di Livia Capasso

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FOTO 1. Intitolazioni a Torino. Foto di Loretta Junck

Margherita ed Elena, la prima e la seconda regina d’Italia, detengono un primato: insieme alla giudicessa Eleonora d’Arborea sono le uniche laiche tra le prime dieci figure femminili più frequenti nella toponomastica dei comuni italiani.

A Torino la regina Margherita si vide intitolare, ancor prima della sua morte, il lungo corso che attraversa tutta la città, da Ovest a Est, supera la Dora e arriva fino al Po, e il suo nome si ripete su un ponte, una piazza e in più scuole.

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FOTO 2. Roma. Foto di Ginevra Maccarrone

A Roma ci sono ben quattro aree di circolazione a lei dedicate – una galleria, un ponte, una piazza e un viale – ma la regina compare sulle strade di tantissime altre città, grandi e piccole, da Sud a Nord. A volte la si trova associata al suo re, come a Rovigo e Bisceglie, mentre altre volte compare da sola.

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FOTO 3. Rovigo. Foto di Maria Pia Ercolini

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FOTO 4. Bisceglie. Foto di Silvia La Franceschina

Eccola dunque in Sicilia a San Vito Lo Capo; in Basilicata a Corleto Perticara; in Puglia a Taranto; in Sardegna, a Calasetta; in Lombardia a Milano…

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FOTO 5. San Vito Lo Capo. Foto di Barbara Belotti

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FOTO 6. Corleto Perticara. Foto di Caterina Falotico

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FOTO 7. Taranto. Foto di Virginia Mariani

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FOTO 8. Calasetta. Foto di Laura Candiani

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FOTO 9. Milano. Foto di Rosa Enini

Margherita ed Elena sono state anche ampiamente ritratte in incisioni, litografie, fotografie, dipinti, statue, francobolli e copertine illustrate di settimanali. Esaminando questo ricco materiale, è possibile anche valutare la diversa personalità delle due sovrane.

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FOTO 10. Ritratto1

Margherita nacque a Torino nel 1851, da Ferdinando di Savoia ed Elisabetta di Sassonia. Bionda, di carnagione chiara, con due occhi azzurrissimi e un bel decolleté, nascondeva le gambe corte facendosi vedere spesso seduta in carrozza o nei palchi dei teatri. Profondamente cattolica, aveva un carattere forte e deciso, e un grande senso della dignità e del dovere. A diciassette anni sposò il cugino Umberto, primogenito del re Vittorio Emanuele II ed erede al trono dei Savoia; nel 1869 nacque il loro unico figlio, Vittorio Emanuele, futuro Vittorio Emanuele III. Nel 1878 Margherita diventò regina d’Italia.

Questo ritratto, opera di Michele Gordigiani, è forse quello più famoso della regina Margherita, che amava indossare abiti sontuosi, ricami, cappellini, guanti, fiocchi e pizzi. E amava follemente i gioielli: possedeva 16 fili di perle dei quali amò ornarsi, tanto da essere chiamata “La regina delle perle”. Anche se era consapevole che ogni filo di quelle perle, che Umberto le regalò negli anni del loro matrimonio, corrispondeva a un tradimento.

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FOTO 11. Ritratto Gordigiani

Una volta a settimana radunava attorno a sé al Quirinale il meglio della cultura italiana e di quella europea di passaggio nella capitale. Fu amica di Edmondo de Amicis, conobbe Alessandro Manzoni, fu esaltata da Fogazzaro, Gabriele d’Annunzio e Giovanni Pascoli. Giosuè Carducci le dedicò una delle sue Odi barbare (“Alla Regina d’Italia”). Era attratta dalla musica, soprattutto quella da camera; grazie ad una borsa di studio da lei concessa, il giovane Giacomo Puccini poté completare gli studi al Conservatorio di Milano.

Appassionata alpinista, Margherita scalò, prima donna, una delle più alte vette delle Alpi, il Monte Rosa. Per questo motivo le venne dedicato un rifugio, costruito in prossimità della cima della montagna.

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FOTO 12. Capanna Margherita

Il 29 luglio del 1900 re Umberto I fu assassinato a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci , e il trono passò al figlio, che divenne re Vittorio Emanuele III. La regina dovette adattarsi al ruolo di regina madre. Stabilì la sua residenza a palazzo Piombino in via Veneto che da lei prese il nome di palazzo Margherita (oggi il palazzo ospita l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma) e, finita la guerra, si rifugiò a Bordighera, dove morì nel 1926 a 75 anni.




ITALIA – A Cagliari, tra le sante di Marina

Di Agnese Onnis

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FOTO 1. PORTA DEI LEONI

La passeggiata tra le donne del capoluogo sardo prosegue attraverso la Porta dei leoni, che si lascia alle spalle il quartiere storico di Castello. Le scalette intitolate alle Monache Cappuccine conducono sulla via Manno e da lì, scendendo la rampa di Santa Teresa, si raggiunge Marina.

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FOTO 2. SCALETTE CAPPUCCINE

Il monastero cagliaritano intitolato alle Cappuccine, venne costruito nel primo decennio del XVIII secolo su un’area precedentemente utilizzata per le esecuzioni capitali. A seguito della soppressione degli ordini religiosi, l’edificio entrò a far parte degli immobili demaniali, subì diversi passaggi di mano e nel 1969 venne definitivamente assegnato alle monache Clarisse. Annessa al monastero è la chiesa della Beata Vergine della Pietà, a pianta rettangolare, con navata unica e volta a botte, consacrata agli inizi dell’Ottocento.

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FOTO 3. SCALETTE SANTA TERESA

Il percorso alternativo che consente la discesa da Castello verso il quartiere di Stampace, ad Ovest, è anch’esso legato a due intitolazioni femminili. Alle spalle di Santa Chiara (XIV secolo – originariamente intitolata a Santa Margherita di Antiochia), da cui partono l’omonima salita e la rampa di scale progettata nel 1858 dall’architetto Gaetano Cima, si nasconde l’ascensore che collega al piano: da lì, imboccata via Santa Margherita in direzione piazza Yenne e attraversato il largo Carlo Felice, si raggiunge il porto.

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FOTO 4. PIANTA MARINA

Il largo Carlo Felice delimita a occidente la Marina di Cagliari, fondata dai Pisani nel XIII secolo per ospitare merci e lavoratori portuali, e corre lungo uno dei rami dell’antica cinta muraria.

Come spesso accade quando si parla di popoli, la componente femminile scompare dal ricordo e dalla toponomastica.

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FOTO 5. VIA DEI PISANI

L’area era abitata in realtà fin dall’epoca romana e gli scavi archeologici hanno portato alla luce un tratto di strada lastricata e i resti di un edificio termale.

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FOTO 6. MARINA

La Marina crebbe di importanza e di anime nei secoli successivi e ospitò confraternite legate alle principali mete di commercio: il gruppo siciliano si raccolse attorno alla chiesa di Santa Rosalia mentre la comunità genovese si stabilì in prossimità della chiesa dei Santi Martiri Giorgio e Caterina. Quest’ultima, distrutta dai bombardamenti del ’43, è stata ricostruita nel dopoguerra nel quartiere periferico di Monte Urpinu.

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FOTO 7. SANTI MARTIRI GIORGIO E CATERINA

Santa Rosalia, oggi in via Torino, sorge sui resti di un antico oratorio, dedicato alla santa. Fu ampliata dalla congregazione siciliana sul finire del XVII secolo; pochi anni dopo, connessa a un convento destinato ai Frati Minori Osservanti, venne ristrutturata in stile barocco piemontese dall’architetto Augusto della Vallea.

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FOTO 8. SANTA ROSALIA

Molti sono gli edifici religiosi dell’area collegati a figure femminili. Indirettamente lo è anche la Cappella dell’Asilo della Marina, un tempo oratorio della Vergine d’Itria, che conserva le spoglie di suor Giuseppina Nicoli, appartenente alla Compagnia delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli e proclamata beata nel 2008.

Tra gli edifici di culto più antichi va menzionata la Collegiata di Sant’Eulalia, da cui prendono nome piazza, strada e museo, che custodisce il patrimonio artistico e storico del sito archeologico sottostante. La chiesa, edificata dagli aragonesi nel XIV secolo in stile gotico catalano, ricorda l’omonima fanciulla cristiana, patrona di Barcellona, torturata, crocefissa e infine decapitata, a soli tredici anni, sotto l’impero di Diocleziano.

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FOTO 9. SANTA EULALIA

Il margine orientale del quartiere è segnato da un’altra strada femminile: non si tratta di una santa, questa volta, ma di una regina.

A Margherita di Savoia, consorte di Umberto I e a Elena del Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele III, sono dedicate numerose intitolazioni di strade e piazze, scuole, istituti, ospedali in tutto il territorio nazionale. Furono donne apprezzate dal popolo di cui la toponomastica rinnova la memoria.

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FOTO 10. REGINA MARGHERITA

Viale Regina Margherita, che collega due grandi piazze – Costituzione e Amendola – è un asse importante nella viabilità cagliaritana. Al civico 33, fino al 2001, aveva sede la Manifattura Tabacchi, una delle prime fabbriche di Cagliari a fornire impiego stabile e salario adeguato alla manodopera femminile.

A poca distanza, nel quartiere Villanova, s’incontra la via intitolata alla regina Elena: ne scopriremo la targa la prossima settimana.