ITALIA – “Beacon waves”: la radio si fa a scuola, tra lavoro e passione. Gli studenti intervistano la giornalista-docente Angela Milella

MODENA – “La radio e la musica fanno parte della mia storia sin dalla nascita”, così la giornalista-docente dell’Ites Jacopo Barozzi, Angela Alessandra Milella,  racconta di “Beacon waves”, nuovo progetto radiofonico da lei ideato, che servirà a potenziare le competenze degli studenti nella cultura musicale, nel cinema e nei media. Questa è l’intervista rilasciata agli studenti della 3AAFM.

D – Il progetto approvato che finalità ha? Ha mai fatto una radio sul web?

R – Il progetto serve a potenziare le competenze degli studenti nella pratica e nella cultura musicale, nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e diffusione delle immagini e dei suoni anche mediante il coinvolgimento degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori. Ho collaborato con alcune radio in passato, web e non.

D – Come è nata questa idea? In cosa consiste e qual è l’obiettivo? E’ stata aiutata da qualcuno in questo progetto? Durante la realizzazione si è avvalsa di qualche collaboratore? Da dove ha tratto ispirazione? Chi ha aderito e partecipato con lei a questo progetto?

R – E’ nata in Veneto nella primavera del 2016, quando, gironzolando tra Mestre, Padova, Venezia e Verona, sperimentavo la didattica dei media con un altro progetto e studiavo per mettere a punto altri strumenti. Nella ideazione, nella predisposizione dei metodi, delle strategie e degli obiettivi non mi ha aiutato nessuno. Per la realizzazione mi servirà l’aiuto di molte persone. Il titolo e il brand sono modenesi, per idearli mi sono ispirata alla città, alla Ghirlandina, ero in Piazza Grande quando ho sentito tornare nella mente la parola waves, radio waves, che ho voluto legare al termine beacon: “Onde dal radiofaro”. Amo molto la musica non solo il giornalismo e la letteratura. Ho subito lanciato l’idea. E’ piaciuta alla preside Roberta Pinelli del Liceo musicale Sigonio e alla professoressa Antonella Battilani del Liceo artistico Venturi. Il progetto si rivolgerà a tutte le scuole modenesi.

D – Cosa potrebbero imparare i ragazzi da questo progetto?

R – Sono previsti obiettivi specifici di apprendimento da raggiungere, ma impareranno anche a far parte di una redazione radiofonica, a utilizzare programmi e supporti informatici ed elettronici, a conoscere un’impresa radiofonica.

D – Oltre a essere un’ insegnante ha altre professioni?

R – Sono giornalista, scrittrice e regista.

D – Riesce sempre a gestire due lavori contemporaneamente?

R – Sì, anche più di due, sono sempre stata una donna molto impegnata.

D – Quando si è laureata e quando è iniziata la sua passione per la letteratura? Quale argomento della letteratura le piace di più?

R – Mi sono laureata con anticipo e brillantemente nel 2004. Ho sempre letto molto e scritto bene. Mio nonno mi ha trasmesso la passione per la lettura, per i libri, i giornali e il telegiornale. Le mie zie mi hanno insegnato a leggere e a scrivere, tra i tre e i quattro anni. Mi piace molto il Verismo.

D – Le piace di più la letteratura o la storia?

R – La storia.

D – Che scuola superiore ha frequentato?

R – Il liceo scientifico

D – Perché ha deciso di fare per professione la professoressa?

Lavoro solo per chi mi paga. Nonostante la crisi mi hanno dato da subito 1.200 euro netti.

D – A che età ha iniziato a lavorare? Dove ha lavorato? Ha mai viaggiato all’estero per lavoro?

R – Per me lo studio è stato un grande lavoro, non ho perso tempo e ho conseguito il massimo dei voti a ogni livello. Avevo 25 anni quando ho iniziato a insegnare e a scrivere per i giornali. Ho lavorato sempre nella scuola statale. Ho partecipato al progetto Erasmus in Belgio e sono stata in Grecia per uno stage in un’impresa turistica.

D – Perché si è appassionata al giornalismo? Ha mai scritto per giornali o magazine?

R – La mia maestra elementare è stata la moglie di un noto giornalista barese. A sette anni leggevo i quotidiani che mio nonno acquistava, seguivo il dibattito in Tv, fumavo e bevevo il caffè. Mi sono iscritta all’Ordine dei giornalisti, non ho più tempo per stare con i miei nonni, non fumo e raramente compro caffè.

D – Ha vinto premi per il suo lavoro?

R – Sì, qualche borsa di studio, una medaglia dal Presidente della Repubblica per l’organizzazione di un premio letterario, il premio internazionale “Tra le parole e l’infinito” per ”Precarious”, il primo premio nazionale in comunicazione per un progetto didattico finanziato da “Bando alle ciance” del Comune di Sommacampagna (Vr).

D – Quando era una studentessa ha mai pensato di fare la professoressa e anche la giornalista?

R – Sì, l’ho dichiarato alla Gazzetta del Mezzogiorno. La mia foto è al centro, in alto, nella pagina che riporta i volti dei diplomati con il massimo dei voti.

Quando lo dissi di fronte alla Commissione degli Esami di Stato, tutti mi risposero che sarebbe stato molto difficile. Oggi posso dire di aver vinto una battaglia.

D – Quanto ha studiato per diventare professoressa?

R – Una vita intera. Più intensamente all’Università e per prepararmi al concorso dato che non avevo raccomandazioni.

D – Dopo la laurea, quanto è stato difficile entrare nel mondo del lavoro?

R – Tanto, non avrei scommesso. Otto anni di precariato con spese notevoli per la formazione continua.

D – Ha dovuto spostarsi dal suo paese di nascita per inseguire i suoi sogni da giornalista e da professoressa?

R – Sì, nella mia città ho lavorato solo per un anno scolastico. Ho lavorato 5 anni in provincia di Foggia, 2 in quella di Bari, 2 in quella di Verona e adesso a Modena, come racconto in “Precarious: quello che della scuola non si dice”.

D – Qual è stato il suo primo articolo di giornale? Su che giornale è stato pubblicato?

R – Ho iniziato stando in redazione, dai taccuini di cultura e spettacolo, e dalla cronaca amministrativa. Dopo ho iniziato a seguire eventi e personaggi da inviata e da corrispondente. Il primo articolo l’ho scritto su “Calici di stelle” un evento enogastronomico pugliese. Sono tornata in redazione con una bottiglia di buon vino! Ho iniziato a scrivere per il Quotidiano Puglia di Mario e Rossana Gismondi.

D – Sappiamo che ha scritto un libro, ce ne può parlare? Perché l’ha voluto scrivere? Che messaggio voleva trasmettere ai lettori? Da cosa ha preso spunto? Avremo occasione di leggere un altro suo libro?

R – Ho descritto la scuola e i docenti italiani. E’ un libro di denuncia. Volevo e tuttora desidero migliorarla. Ho raccontato la mia esperienza. Nella penna ho una nuova storia da raccontare. Spero di farlo al più presto.

D – Qual è la cosa più affascinante nel giornalismo?

R – La ricerca della notizia, l’indagine, l’inchiesta. Il giornalismo ti permette di cercare e ascoltare gli altri, di osservare e descrivere la realtà, di raccontarla, di orientare l’opinione degli altri e suscitare reazioni, di far conoscere i fatti che vorrebbero tenere nascosti. I giornalisti consegnano il presente alla storia.

D – Le piace insegnare ai ragazzi?

R – Soprattutto a quelli educati, sensibili e intelligenti, che hanno voglia di imparare, di ascoltare, di studiare con e per gli altri, che sono curiosi. Ho scelto di insegnare nella scuola secondaria di secondo grado perché la scelta dell’indirizzo di studi non è obbligatoria e per questo motivo c’è o meglio ci dovrebbe essere, se le attività di orientamento funzionassero, più consapevolezza e motivazione.

D – Cosa La motiva a introdurre i giovani nel mondo giornalistico? Cosa L’ha motivata nella realizzazione del progetto “Beacon waves”? Che soddisfazione Le dà?

R – Il desiderio di un mondo più vero e migliore. La radio e la musica fanno parte della mia storia sin dalla nascita, come la scuola. Il testimone di nozze dei miei genitori era un dirigente scolastico. Pertanto questo progetto mi dà una grande soddisfazione.

D – Da quanti anni insegna?

R – Insegno da 11 anni.

D – In quali scuole ha insegnato?

R – In scuole di frontiera, Istituti di istruzione superiore ai margini della provincia.

D – Se avesse scelto un’altra strada quale sarebbe stata?

R – La ricerca scientifica.

D – In futuro Le piacerebbe continuare a fare questo lavoro o le piacerebbe fare altro? Ha altri progetti?

R – Ho dei conti in sospeso…