Un lungomare per Leonie

Giusto un anno fa al Salone del libro di Torino si creavano le premesse di una collaborazione tra il progetto di Toponomastica femminile e quello di Lingua Madre, il Concorso letterario nazionale nato nel 2005 e rivolto alle donne straniere o di origine straniera residenti in Italia, ma anche alle italiane che scelgono di raccontare storie di donne straniere. Lo scopo è quello di “dare voce a chi abitualmente non ce l’ha, cioè gli stranieri, in particolare le donne che nel dramma dell’emigrazione/ immigrazione sono discriminate due volte”. 

L’Associazione Toponomastica femminile quindi ha accolto volentieri l’invito di Daniela Finocchi, fondatrice di Lingua Madre, di proporre al sindaco di Pantelleria di intitolare un lungomare dell’isola alla memoria di una donna straniera, Leonie Mujinga Muteba, perita nel 2011 durante un drammatico sbarco sulle coste dell’isola. La sua tragica fine era stata raccontata dalla figlia Kerene Fuamba, autrice del Concorso Lingua Madre premiata nel 2013. Quest’anno anche la sorella di Kerene, Aicha, ha inviato al Concorso un suo racconto, scritto a quattro mani con Sofia Teresa Bisi, e l’opera ha vinto il primo premio della XIII edizione.

Il 14 maggio scorso, ancora al Salone del libro, mi è stata offerta quindi l’occasione di accompagnare Aicha sul palco a ricevere il premio, ed è stata un’esperienza significativa, per l’intensità dei vissuti che vi ho incontrato. Aicha viene dalla Repubblica Democratica del Congo, ha ventiquattro anni ma, sarà per la zazzera corta che incornicia il visetto sbarazzino, ne dimostra di meno. Ha dovuto riconoscere la madre tra le persone perite tra i flutti durante lo sbarco, ha dovuto elaborare il dolore della perdita e inserirsi nella realtà di un paese straniero, superando anche la temporanea separazione dai fratelli e dalle sorelle. Sono cinque i fratelli e le sorelle Fuamba giunte in Italia. Aicha è stata accolta a Rovigo, dove si è iscritta al liceo, e vi ha passato un anno, poi ha scelto di tornare a Pantelleria per ricongiungersi con la sua famiglia. Al Salone l’accompagnavano la sorella maggiore Kerene e un fratello, oltre a Teresa Bisi che, prima di diventare coautrice del racconto vincitore, è stata sua insegnante di italiano al liceo. Mi ha colpito l’atteggiamento, pieno di rispetto, con cui la professoressa Bisi ha parlato del suo compito, consapevole della responsabilità che si assumeva nell’accostarsi a un così grande dolore. “Io ci ho messo le parole, ma lei ci ha messo la sua vita” mi ha detto alludendo ad Aicha.

Aicha non sapeva del progetto di intitolazione, che è stato quindi una sorpresa per lei. Purtroppo il sindaco di Pantelleria, invitato (come pure l’ambasciatore del Congo), non è potuto intervenire alla premiazione; nell’isola si stanno preparando le nuove elezioni comunali, previste per la metà di giugno, ma spero che il progetto della targa per ricordare Leonie Mujinga Muteba vada avanti con la nuova amministrazione, attraverso Grazia Mazzè, sindacalista Uil e aderente di Toponomastica femminile, che se n’è finora interessata. Lo dobbiamo alle figlie e ai figli di Leonie che vivono nel suo ricordo, lo dobbiamo a tutte le donne coraggiose che attraversano il mare affrontando tanti pericoli per cercare una vita migliore.