Tra xylella e gasdotti

“È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba di Aronne …” recita l’inizio del salmo 132. Celebra l’unità delle dodici tribù d’Israele a testimonianza della gioia che dà l’amore fraterno (e sororale!) ed è anche consacratorio, in quanto ci fa appartenere a Dio e al disegno di Dio nel mondo.

E nel mondo periodicamente l’umanità scarabocchia confusamente un’appartenenza esclusiva agli interessi dei pochi a discapito di tutto l’ambiente circostante. Così capita nel nostro Salento, terra di profumi e sapori inconfondibili e dei Caraibi di Puglia, produttore di un olio DOP verde dolce ma con note piccanti uniche, che alla lotta per sconfiggere la xylella ora deve aggiungere quella al gasdotto TAP che sta eradicando migliaia di ulivi secolari. Pare che i greci condannassero a morte chi uccideva un albero di ulivo!

A parte il fatto che, come si evince da un’indagine locale, in Puglia si rischia di avere ben quattro gasdotti, mentre comunque dal 1969 viene estratto gas dal sottosuolo della Daunia senza alcun vantaggio per la popolazione, ci si chiede come sia possibile martoriare oltremodo una regione che sta pagando ancora un prezzo altissimo al dio del progresso e del posto fisso in fabbrica infrangendo la volontà di una popolazione, ora sempre più consapevole delle ricchezze di cui già dispone naturalmente: sole, mare, dieta mediterranea, tradizioni, musica…

 

Come se non bastasse, con un Decreto dell’aprile scorso il Ministro Martina obbliga a trattare gli ulivi con pesticidi,  tra cui almeno uno vietato dall’Europa perché causa la moria della api, per contrastare la xylella fastidiosa; prontamente Mellone, il Sindaco di Nardò, in questi giorni ha emesso un’ordinanza che “vieta su tutto il territorio comunale, a scopo cautelativo e in via precauzionale, di utilizzare in agricoltura pesticidi e prodotti fitosanitari estranei alle normali prassi agricole, quindi nei modi e nelle forme previste dal decreto». “Il provvedimento – riferisce una nota – intende tutelare l’ambiente e la salute pubblica, preservare da possibili contaminazioni il suolo, l’acqua, i prodotti agricoli, salvaguardare infine la biodiversità. Chi viola il divieto è soggetto alla sanzione amministrativa di 500 euro».

Viene da chiedersi chi sia veramente “fastidioso” per l’ambiente e la natura tutta!