Levami quel peso dal cuore

Chi sono?

Vedevo opportunità all’orizzonte, là dove il cielo si confonde con il mare e non si distinguono più i colori. Le vedevo come si scorgono i profili delle navi, e come una bambina le indicavo con il dito dalla spiaggia. Ero forse una bambina davvero, a 16 anni e una manciata di idee in testa. Ora nemmeno le ricordo, quelle idee. Mi ricordo però perfettamente il giorno in cui le opportunità sparirono dalla mia visuale, prima timidamente, poi di colpo. Mi dissero che avevo un tumore con lo stesso tono con cui si annunciano le previsioni del tempo. “Domani sono previste ampie schiarite in tutto il nord-ovest, ma tra quindici giorni al massimo perderai tutti i capelli.”  Fu allora che compresi che ogni cosa sarebbe cambiata, senza cambiare per nulla.
Mi spiego: i miei compagni di scuola, i miei parenti, i libri da studiare e i muri di casa sarebbero stati sempre gli stessi, ma ero io a vederli ogni giorno un po’ diversi. I giorni poi, si somigliano tutti, cambiano i numeri, cambiano i nomi: lunedì, martedì, venerdì … ma hanno tutti la stessa cadenza sorda, si ripetono e si ripetono ancora. Io anche cambiavo e restavo sempre la stessa, mi confondevo come cielo e mare al tramonto. E nelle stesse acque dove vedevo le opportunità ora scorgevo minacce.
Molte volte ho creduto di non vedere più l’alba, e gli orizzonti nitidi dei giorni di sole.
Ho imparato però che forse non dovevo guardare così lontano, ma coniugare tutti i verbi al presente. Me lo ha imposto una malattia che prevede cicli di cura lunghi e dolorosi e controlli serrati, dove la parola “guarire” compare solo dopo 5 anni.

Ma non voglio parlare di questo, o si, anche. Ma parlare di cancro in questo modo, raccontando per filo e per segno la propria battaglia, non è poi difficile, e a me le cose facili non piacciono.
Per quanto le storie di “cancer surviors” siano bellissime, si somigliano sempre un po’ tutte.
E nemmeno io sono così speciale. Ora che sono in remissione da un bel po’- senza contare troppo gli anni e voler fare bilanci-  vivo la mia vita da ventunenne che studia e ha qualche sogno nel cassetto, dove ogni tanto dovrebbe fare un po’ d’ordine. Insomma, normale.

Eppure sono certa che qualcosa da dire ce l’abbia. Qualcosa di bello, o di interessante, o anche semplicemente di vero. Un messaggio di speranza, uno scorcio di vita quotidiana, un po’ di me e un po’ degli altri. Un po’ di riflessioni, un po’ di spensieratezza.
Tutti abbiamo bisogno di leggerezza nella vita. Io lo sostengo da sempre, da quando in una radiografia ho scoperto un bel malloppo di 15 cm, che opprimeva il petto.
Da allora, ho fatto di tutto per levarmi quel peso dal cuore. Ma sono certa che ciascuno abbia i propri fardelli. Io sono riuscita a liberarmi del mio, e non era per nulla scontato. Magari, pian piano, vi racconto come.

 




Torta di fichi

Semplice come la Maremma, ancora grazie alla vecchissima signora che la preparava ogni anno.

Pelate slmeno una dozzina di fichi ben maturi, e conservateli su un piatto in frigo.

Preparate una crema con:

500 cc di latte

2 uova

2 tuorli

100 gr di zucchero

60 gr di farina

estratto di vaniglia

scorza di limone grattugiata.

Sbattete le uova con lo zucchero, aggiungete gli aromi, la farina e il latte a filo. Sul fuoco lento finché non si addensa. Lasciate raffreddare e conservate in frigo intanto che preparate il Pan di Spagna.

Pan di Spagna:

4 uova

2 chiare (quelle avanzare dalla crema)

250 gr di farina

200 gr di zucchero

un pizzico di sale

mezza bustina di lievito (se non volete rischiare)

Sbattete le uova con lo zucchero e solo quando saranno spumose aggiungete tutto il resto. Forno a 180° per circa 45’. Lasciate raffreddare.

Montiamo la torta.

Tagliate il Pan di Spagna eliminando la calotta superiore. Bagnatelo con cucchiaiate di  latte freddo. Spalmate la crema in uno strato spesso e disponete sopra i fichi tagliati in quattro, ricoprendo interamente la superficie.

Lasciate in frigo fino a che riuscite a farlo…




Torta Rose

Quando si parla di riciclo, di recupero degli avanzi, spesso si pensa a piatti tristi, raffazzonati alla bell’e meglio, poco attraenti.

Ma io avevo promesso una ricetta bellissima.

E allora guardate questa torta: è buonissima, ha tutta l’aria di essere fatta per l’occasione e, alternando le farciture (e qui c’è il recupero degli avanzi!), acquista un pregio in più.

Gli ingredienti della pasta per 12 rose:

  • 1 teglia rotonda da 28 cm. di diametro
  • 350 grammi di farina
  • 150 ml di latte (+ un pochino di riserva, al bisogno)
  • 1 cubetto di lievito di birra (o 25 grammi di lievito madre disidratato)
  • 3 cucchiai d’olio evo
  • 3 tuorli d’uovo
  • 1 cucchiaino raso di sale fino
  • Burro e pane grattugiato per la teglia

Ripieno (a piacere, variabile)

  • Prosciutto cotto e mozzarella
  • Gorgonzola e noci
  • Spinaci, gorgonzola e noci
  • Verdure avanzate e saltate in padella
  • Formaggi e/o salumi misti

Ho messo tutti gli ingredienti della pasta nella ciotola dell’impastatrice, facendo solo attenzione a disperdere il sale nella farina per non limitare la forza del lievito. In questo modo e con queste quantità si ottiene, in pochi minuti, una pasta morbida e asciutta. Se lo fate a mano, ci vorrà qualche minuto in più, ma il risultato è lo stesso. Con l’aggiunta di qualche ulteriore sorso di latte ho ammorbidito leggermente l’impasto, che deve rimanere manipolabile, ma molto morbido, leggermente appiccicoso: in questo modo la torta sarà friabile e morbidissima.

Sul piano infarinato ho steso la pasta nello spessore di tre-quattro millimetri, ricavando la forma di un rettangolo, ho distribuito la farcitura lasciando libero uno spazio di qualche centimetro sul lato più lungo, ho arrotolato delicatamente, infine ho tagliato il rotolo ottenuto in porzioni di circa cinque centimetri l’una: le rose.

Ho preparato la teglia con un pochino di burro e una spolverata di pangrattato.

Ho preso le “rose” e le ho disposte nella teglia, un po’ distanziate (perché poi, lievitando, aumentano di volume), prima intorno, infine nello spazio centrale, e ho messo tutto a lievitare per un paio d’ore abbondanti, finché la pasta non si è presentata bella gonfia e leggera.

Ho acceso il forno a 200° e ho fatto cuocere per circa mezz’ora, quindi ho controllato la cottura pungendo con il solito stecchino, e verificando che la superficie fosse bella dorata.

È buonissima calda, ma è ottima anche fredda, perfetta da trasportare.

  1. B. .Nell’esempio della foto, io ho diviso la pasta in due parti, per farcirle in modo diverso (mozzarella e prosciutto cotto – spinaci, gorgonzola e noci) e ho alternato le rose.

A voi e alla vostra fantasia farne una ancora più bella.

La prossima volta vi insegnerò a fare in casa, in modo molto semplice ed economico, qualcosa che di solito comperiamo già fatto.

 




Il limone e le sue 10 proprietàIl limone e le sue 10 proprietà

  1. Favorisce l’attività intestinale

Il limone riesce ad aiutare un’adeguata attività intestinale, agendo nello specifico sui movimenti peristaltici e quindi sulla digestione. In questo modo è in grado di determinare la giusta regolarità, anche perché è noto per le sue proprietà astringenti. L’ideale sarebbe bere al mattino, come prima cosa, del succo di limone mescolato all’acqua tiepida.

  1. Combatte i disturbi respiratori

In quanto ricco di vitamina C, si dimostra molto efficace nel contrastare i disturbi che riguardano larespirazione. Il succo del frutto potrebbe essere in questo senso molto utile per chi decide di effettuare escursioni in alta montagna, nel caso in cui si manifesti un’insufficienza di ossigeno.

  1. Abbassa il colesterolo

Ci sono una serie di studi scientifici, che dovrebbero essere ancora approfonditi, ma che hanno messo in evidenza come la tangeritina, una componente presente nella buccia del limone, potrebbe rivelarsi importante per tenere sotto controllo il livello di colesterolo.

  1. Cura dei denti

Il succo di limone si può utilizzare a livello topico anche per attenuare il mal di denti; può fermare le emorragie gengivali; riesce a migliorare l’alitosi; può essere usato per la regolare pulizia dei denti, servendosi di dentifrici al limone o aggiungendo qualche goccia al prodotto che impieghiamo abitualmente.

  1. Cura della pelle

Da non dimenticare le proprietà cosmetiche del limone, che agisce come un vero e proprio rimedio contro l’invecchiamento della pelle, rimuovendo rughe e punti neri. E’ anche unantisettico naturale e quindi cura le scottature, le punture d’api, l’acne e l’eczema. Se lo beviamo insieme ad acqua e miele, rende l’epidermide più lucida.

  1. Cura dei capelli

Se viene applicato al cuoio capelluto riesce a combattere alcuni problemi che interessano i capelli, come, ad esempio, la loro caduta o la forfora. Riesce a dare una lucentezza naturale.

  1. Aiuta a perdere peso

Fra le altre proprietà terapeutiche, c’è anche quella di aiutare chi è in sovrappeso a dimagrire. A questo scopo si dovrebbe assumere il succo con acqua tiepida e miele, non dimenticando comunque di accompagnare il tutto con un’apposita dieta ipocalorica.

  1. Contrasta i radicali liberi

E’ capace di contrastare l’azione dei radicali liberi, principali responsabili dell’invecchiamento cellulare dell’intero organismo. In questo senso riesce a svolgere un ruolo determinante, anche per avere un viso più fresco e più giovane. Il tutto è dovuto alle sue componenti nutrizionali.

  1. Rafforza i vasi sanguigni

L’opera di rafforzamento dei vasi sanguigni è possibile grazie alla presenza di vitamina P, che è molto importante per ciò che riguarda la prevenzione delle emorragie interne. E’ sempre questa vitamina che svolgerebbe un’azione favorevole alla regolazione della pressione del sangue.

  1. Aiuta gli occhi

Un’altra componente, la rutina, riesce a ridurre alcuni sintomi legati alle malattie degli occhi. Fra queste anche quelli della retinopatia, che può essere determinata dal diabete. La rutina, fra l’altro, può combattere gli effetti negativi che i fenomeni ossidativi hanno sull’organismo.




Donne e sport. Una storia olimpica

Nell’Antica Grecia l’attività sportiva era generalmente riservata ai maschi di rango aristocratico e fisicamente perfetti. Conseguentemente le Olimpiadi, celebrate ogni quattro anni dal 776 a.C. al 393 d.C., prevedevano una partecipazione limitata ai soli cittadini greci, liberi e di sesso maschile.
Alla prima edizione del 776 a.C. nella città di Olimpia nessuna donna era presente, nemmeno come spettatrice. Sappiamo però che Cinisca di Sparta (in copertina), nel corso delle Olimpiadi del 396 a.C., vinse la corsa dei carri a quattro cavalli diventando un esempio da emulare per le donne dell’epoca.

Altre iniziarono a cimentarsi nelle gare olimpiche di corsa dei carri, raggiungendo ottimi risultati come la spartana Eurileonide che, nel 368 a.C., vinse la gara con il carro a due cavalli.

Il Movimento olimpico moderno, nato alla fine del XIX secolo, considerava lo sport un’attività aperta a tutti.
Allo stesso tempo De Coubertin, il barone francese principale artefice del movimento, si oppose all’agonismo femminile, sostenendo che la differente fisiologia della donna e il diverso ruolo nella società la rendevano inadatta all’attività sportiva.
Per questo ad Atene nel 1896, prima Olimpiade moderna, le donne non poterono partecipare. Tuttavia ci fu una competitrice non ufficiale alla maratona, una donna greca di umili origini conosciuta come Melpomene, il cui nome reale era Stamati Revithi. Non le venne consentito di correre nella gara maschile, ma gareggiò da sola il giorno successivo.

Nonostante i pregiudizi le donne cominciarono a partecipare ai giochi della seconda Olimpiade, celebrata a Parigi nel 1900: furono 22 (su 997) le atlete in gara, distribuite tra tennis, vela, croquet, equitazione e golf.

Il primo oro olimpico femminile individuale fu vinto nel tennis dalla britannica, Charlotte Cooper, che in finale batté 6-1, 6-4 la francese Hélène Prevost.

Nel 1908, a Londra, si presentarono trentasei donne su un totale di 2008 atleti, sempre in modo non ufficiale.

Nelle Olimpiadi del 1912, a Stoccolma, le donne furono ammesse anche alle competizioni di nuoto: l’australiana Fanni Duraci vinse i 100 m stile libero eguagliando il tempo realizzato ad Atene (1896) dalla medaglia d’oro maschile.

Furono le Olimpiadi di Anversa, nel 1920, ad accogliere per la prima volta le atlete in forma ufficiale, anche se in poche specialità (77 atlete su 2.664 presenze). Otto anni dopo, ad Amsterdam, le donne ebbero la possibilità di competere nelle gare di atletica, aumentando notevolmente la loro partecipazione, che finalmente raggiunse il 10%: 290 donne su un totale di 2883 atleti.

Tra il 1928 e il 1936 le principali discipline aprirono le porte alla componente femminile. Nel 1948, a Londra, FrancinaElsje Blankers Koen l’olandese soprannominata mammina volante, conquistò ben quattro titoli olimpici in atletica leggera.

La presenza femminile è cresciuta gradualmente nelle competizioni successive.

Nel 1988 a Seul, in Corea del Sud, le presenze superarono quota duemila. Nel 1991 il Comitato olimpico internazionale stabilì che tutti i nuovi sport avrebbero dovuto prevedere la partecipazione donne.

Durante i giochi di Londra del 2012 per la prima volta tutte le nazioni iscritte presentarono almeno una donna nella loro delegazione. In quell’occasione, per esempio, si aprirono le porte delle Olimpiadi per le atlete del Qatar, del Brunei e dell’Arabia Saudita. Con le Olimpiadi di Londra il numero delle donne partecipanti raggiunse la quasi parità con il numero degli atleti, il 45% del totale. Quella di Londra è stata l’edizione olimpica in cui si affermò nella boxe la giovane Sadaf Rahimi, una ragazza afgana che gareggiava in uno sport prettamente maschile. Il pugilato femminile, infatti, fa parte degli sport olimpici soltanto dal 2009.

Anche nelle cerimonie di apertura delle edizioni Olimpiche, che hanno nella spettacolarità dell’evento forti connotazioni simboliche, si sono trascinati i pregiudizi e le restrizioni.
Solo a Città del Messico, nel 1968, per la prima volta un’atleta venne chiamata a svolgere il compito di tedofora accendendo la fiaccola olimpica e dando l’avvio ai giochi.
Il suo nome era Norma Enriqueta Basilio de Sotelo.

Nel 2000 Ai giochi di Sydney del 2000 la fiamma olimpica venne portata da donne-tedoforo per commemorare i cento anni della partecipazione ai Giochi di rappresentative femminili.

Quanto peso hanno oggi le donne all’interno della posizione raggiunta dai loro rispettivi Paesi ai Giochi olimpici lo si desume dalle statistiche.

Prendiamo a titolo di esempio il medagliere di Rio.

 

Posizione

per medaglie totali

Medaglie

totali

Medaglie

femminili

Posizione

per medaglie femminili

1 U.S.A. 116 61 1
2 Cina 69 41 2
3 U.K. 64 24 4
4 Russia 56 29 3
5 Giappone 41 18 5
6 Francia 39 11 10
6 Germania 36 15 7
8 Italia 28 10 13
9 Australia 27 12 9
10 Canada 21 16 6

 

La specificità della struttura organica femminile porta a risultati eccellenti in quelle discipline dove vengono privilegiate «non già la forza e la potenza muscolare ma la resistenza, la flessibilità e l’agilità. La medicina sportiva mette in rilievo come alla minor massa muscolare femminile e al minor numero di globuli rossi presenti nel sangue, che limitano il picco di potenza, faccia da contrappeso una maggiore ampiezza di movimento delle articolazioni femminili ed un minor consumo di ossigeno a parità di sforzo»

(M. Aiello, Viaggio nello sport attraverso i secoli, Ed. Felice Le Monnier, Firenze 2004)




Dado di carne

Uno degli ingredienti più comodi in cucina è il dado: in un attimo, e con poca spesa, insaporisce qualunque piatto, aiuta a preparare il risotto, permette di allestire una minestrina digestiva. Peccato che, a guardare gli ingredienti, non si riesca nemmeno a capire bene di cosa è fatto: sale, verdure varie disidratate, carne (che possiamo bene immaginare non sia proprio di prima scelta) …

Quindi facciamo il dado! Naturalmente la forma sarà un pochino diversa, ma con ingredienti controllati, freschi e scelti.

È molto, molto più buono di quello che si compra, e in un attimo posso avere un brodo di carne come si deve, e non quell’insipida acquetta unta che si ottiene con il prodotto industriale.

Ecco cosa dovete comprare per prepararne una ragionevole quantità:

  • ½ kg. diaframma di manzo (se il macellaio non l’avesse, ordinatelo)
  • 300 gr. carote
  • 300 gr. cipolle
  • 300 gr. sale fino
  • ½ mazzo di prezzemolo
  • ½ litro d’acqua

E ora il massimo della semplicità: tagliate la carne a pezzettini (o fatevela tagliare direttamente dal macellaio), pulite e tagliate a grossi pezzi le verdure, selezionate le foglie del prezzemolo e sciacquatele, mettete tutto in una pentola di giuste dimensioni, aggiungete il sale e l’acqua e fate bollire piano piano per tre ore, controllando ogni tanto che il liquido non asciughi troppo, ma cercando, verso la fine, di farlo consumare quasi completamente. A fine cottura, fate raffreddare un pochino, frullate con il frullatore a immersione e travasate in un vasetto, da conservare in frigo.

La quantità equivalente a un dado industriale è un cucchiaio raso da cucina.

Io di solito lo preparo in autunno, per averlo pronto durante la stagione fredda, e si conserva tranquillamente per molti mesi.

E qualche volta la sera d’inverno, se avete poco tempo e volete preparare un primo gustoso e leggero, potete scaldare un po’ d’acqua, aggiungere uno o due cucchiai del vostro dado casalingo, eventualmente mettere anche un po’ di pastina, e infine concludere con due cucchiai di formaggio Philadelphia: è ottimo!

 




Rapporto Unicef sulla mortalità infantile

Ogni giorno nel mondo muoiono 15000 bambini sotto i 5 anni: nel 46% dei casi, pari a 7000 al giorno, ciò avviene entro i primi 28 giorni dalla nascita. Queste cifre sono state fornite dall’ultimo rapporto, reso pubblico di recente da UNICEF, OMS, UNDESA e Banca Mondiale riunite nell’IGME (Interagency Group for Child Mortality Estimation), aggiornato a ottobre 2017.

Anche se il numero di bambini che muoiono prima di aver compiuto 5 anni non è mai stato così basso nella storia – 5,6 milioni nel 2016 contro i 9,9 milioni nel 2000 – è preoccupante riscontrare come la mortalità si concentri sempre più nella fascia neonatale, dove la percentuale dei decessi  dal 2000 ad oggi è salita dal 41% al 46% . Si tratta di un fenomeno che si verifica principalmente in due regioni: Asia meridionale e Africa subsahariana. Qui il 30 % delle morti è dovuto a infezioni post parto che potrebbero essere facilmente curate. Principale causa è la diffusione del tetano materno e neonatale, malattia endemica che nel mondo occidentale è sconfitta da anni. Causato da batteri che vivono nel terreno, il tetano è diffuso principalmente nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo, dove spesso si partorisce in casa e in situazioni di scarsa igiene. In tali condizioni, una volta contratto, il tetano non è curabile, per questo il 70% dei bambini malati muore entro il primo mese di vita.

Dal 2000 a oggi sono stati fatti passi in avanti, attraverso la diffusione di vaccini grazie all’agenzia dell’ONU, vaccini comunque già disponibili sul mercato da oltre 80 anni. Il processo di vaccinazione inizia durante la gravidanza con almeno due dosi alla futura mamma, insieme a un programma di istruzione che assicuri la consapevolezza dell’importanza di questi interventi per le generazioni successive.  In questo contesto è fondamentale che le donne capiscano quanto sia determinante assumere il vaccino, per poi trasferire il messaggio ad altre donne affinché si instauri un meccanismo virtuoso.

Il nuovo rapporto UNICEF, pur ribadendo i notevoli progressi raggiunti, evidenzia  la disparità nella sopravvivenza dei bambini fra regione e regione.
In Ghana, dove il tetano neonatale è stato cancellato nel 2011, vi è l’obiettivo di consolidare il risultato con una corretta politica sanitaria. Nel Paese l’UNICEF è presente con due unità, nella capitale e nel Nord-Ovest, che è l’area più svantaggiata. Qui un’equipe di 122 operatori socio-sanitari si occupa di cinque programmi dedicati essenzialmente a Sanità, Igiene ed Educazione.
In molte nazioni le campagne di sensibilizzazione, prevenzione e vaccinazione come quelle ghanesi hanno avuto successo, ad esempio in Costa d’Avorio, Liberia, Mauritania, Senegal, Sierra Leone, Cambogia, Indonesia). Ugualmente, ci sono almeno 20 Paesi in cui il tetano neonatale colpisce ancora, tra cui: Afghanistan, Angola, Pakistan, Yemen, tutti correlati tra loro da situazioni di conflitto, instabilità e barriere culturali che rappresentano un ostacolo difficile da superare.
Nonostante non siano stati totalmente raggiunti i risultati auspicati dalla la fase degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, la comunità internazionale ha concordato il nuovo quadro d’azione e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Questi goals riguardano settori direttamente legati alla sopravvivenza dell’infanzia come salute, miglioramento della nutrizione, educazione inclusiva e paritaria, gestione sostenibile dell’acqua e delle condizioni di igiene, accesso all’energia pulita, promozione dell’innovazione e di modelli di consumo sostenibili. Affinché non restino meri disegni utopici, la salute materno infantile dovrebbe essere un obiettivo primario nelle agende governative, con misure concrete e di veloce attuazione.
Si è portato l’esempio del tetano materno-fetale e di come sia necessario debellarlo: occorre che il monitoraggio di questa malattia diventi un indicatore della valutazione del livello di progresso raggiunto nei Paesi in via di sviluppo, suggellando così il concetto imprescindibile che la salute dell’infanzia non ha frontiere.
I progressi compiuti nel corso degli ultimi 20 anni dimostrano che, seppur con molte difficoltà, strategie corrette, risorse adeguate e soprattutto la volontà politica, possono fare la differenza nella vita di milioni di bambini.

 

 




OLANDA – Europei Femminili di Volley: l’Italia lotta ma passa la Russia

Convincente l’avvio delle azzurre che sono riuscite a mettere pressione alle avversarie con un servizio molto efficace. Guidata dalla lucida regia di Lo Bianco, per lunghi tratti l’Italia ha giocato un’ottima pallavolo e con un’ispirata Lucia Bosetti, insieme ai muri di Guiggi-Chirichella, si è portata nettamente avanti (16-11). La Russia però non si è disunita e, dopo aver superato il momento di maggior difficoltà, ha dato vita a una lunga rimonta, culminata sul (16-16). Emozionante e interminabile il finale del parziale: la Russia scappata sul 24-22 ha visto annullare la prima la palla set dal video check che ha invertito la decisione arbitrale (palla dentro/fuori). Un ace di Chirichella ha invece annullato la seconda e da lì è nato continuo botta e risposta tra le due formazioni. L’Italia ha avuto la sua chance di chiudere sul 26-27, ma una volta sprecata, sono state le russe a prevalere alla sesta palla utile (30-28).

Nel secondo set Bonitta ha ben presto inserito Del Core per Caterina Bosetti e il capitano azzurro ha risposto in maniera positiva. La schiacciatrice campana è stata tra le protagoniste di un allungo che ha visto l’Italia scappare avanti (12-7). I muri di Guiggi e Chrichella (perfette anche in attacco) hanno scavato un divario sempre più ampio (18-9). Qualche imprecisione delle ragazze di Bonitta ha permesso alle avversarie di avvicinarsi, ma la frazione non è mai stata in discussione (25-20).
Al rientro in campo le azzurre hanno sofferto il servizio avversario e così la Russia ha preso il comando delle operazioni. Con pazienza e carattere l’Italia, che ha registrato l’ingresso di Centoni per Diouf, è riuscita velocemente a riportarsi a contatto (15-15). Una convincente Lucia Bosetti ha permesso alle azzurre anche di allungare, ma le russe hanno immediatamente risposto (19-19). L’equilibrio si è protratto fino al 23-23, quando è stata la squadra di Marichev a trovare il break decisivo (25-23).
Spinta dalla vittoria in volata, la Russia è partita meglio anche nel quarto set, prendendo un buon margine sulle azzurre (9-14). Con le spalle al muro l’Italia anche questa volta ha reagito con cuore e orgoglio, riaprendo le sorti del set (20-19). Il finale, però ha sorriso di nuovo alla Russia, condannando la nazionale tricolore all’uscita dal torneo (20-25).

IL TABELLINO

ITALIA – RUSSIA 1-3 (28-30, 25-20, 23-25, 20-25)
ITALIA: Lo Bianco 1, C. Bosetti 4, Guiggi 12, Diouf 9, L. Bosetti 17, Chirichella 17. Libero: De Gennaro. Centoni 9, Malinov, Del Core 11, Tirozzi. N.e: Sorokaite, Arrighetti e Sansonna. All. Bonitta
RUSSIA: Pasynkova 3, Kosheleva 24, Zaryazhko 6, Obmochaeva 17, Fetisova 13, Kosianenko 1. Libero: Malova. Ilchenko 3, Malykh 1, Startseva. N.e: Orlova, Lyubushkina, Kuzyakina e Schcherban. All. Marichev
Arbitri: Huhtaniska (Fin) e Blyaert (Bel).
Spettatori: 3200. Durata Set: 42’, 30’, 33’, 30’.
Italia: 9 bs, 6 a, 19 m, 25 et.
Russia: 7 bs, 6 a, 20 m, 16 et.




Fondi di caffè: potenzialità e utilizziFondi di caffè: potenzialità e utilizzi


In Italia, si stima che ogni anno, ogni cittadino consuma 6 kg di caffè e getta altrettanti fondi di caffè nella spazzatura. Sapete quante potenzialità e utilizzi hanno i fondi di caffè e quale “tesoro” state buttando via? In un periodo difficile e di crisi come il presente, è davvero uno spreco non sfruttare tutte le possibili alternative e funzionalità che se ne possono ricavare. Ecco cosa ne possiamo fare (senza dimenticare il riciclo e l’aiuto all’ambiente che possiamo dare riducendo i rifiuti):

– Per contrastare i cattivi odori, i fondi del caffè sono ottimi per assorbirli: nel frigorifero basta porli in una tazza (da lasciare aperta) e lasciarli esprimere il loro aroma; per gli armadi, riempire dei sacchetti di stoffa asciutti (o dei collant vecchi) con i fondi e riporli all’interno per contrastare l’odore di chiuso. Se si preferisce, è possibile aggiungere qualche goccia di estratto di vaniglia per gli armadi e di olio essenziale alla menta per il congelatore, frigorifero e posaceneri.

– Per deodorare gli ambienti, mischiare i fondi di caffè con un po’ di acqua e cannella e lasciar vaporizzare il profumo a fuoco dolce.

– Per i capelli, strofinare i fondi dopo aver fatto lo shampoo e lasciar riposare per 10 minuti, risciacquare poi di nuovo con poco shampoo: potrebbe prevenire la forfora, la caduta dei capelli e donare lucentezza alle chioma castane.

– Per le mani in cucina, aiutano a togliere l’odore che lasciano aglio, cipolla e pesce: strofinare quindi le mani con i fondi e poi insaponarle.

– Per il corpo, fare uno scrub mescolando i fondi di caffè con qualche cucchiaino di olio d’oliva: la miscela ottenuta sembra sia un ottimo esfoliante naturale, nutriente, economico e biologico.

– Per le cosce ed i glutei, fare un composto anticellulite miscelando i fondi (finemente triturati) con 1 cucchiaio di bagno schiuma e 1 cucchiaio di acqua tiepida (si può aggiungere anche 1 cucchiaio di argilla verde ventilata): spalmare e massaggiare accuratamente, lasciando poi riposare per 10 minuti. Fare poi una doccia tiepida o fredda. Tutto ciò consente alle particelle della caffeina di penetrare in profondità nella pelle per favorirne elasticità e un colorito sano.

– Per le piante, usare i fondi come concime e fertilizzante, in quanto contengono importanti nutrienti come calcio, azoto, potassio, magnesio e altri vari minerali: è sufficiente mettere il fondo del caffè freddo nel vaso o direttamente sulla terra. Se si preferisce un fertilizzante liquido, aggiungere 2 tazze di fondi di caffè ad un secchio d’acqua, lasciar in infusione e spargere poi sulle piante da giardino e da vaso, soprattutto per nutrire le foglie.

– Per allontanare gli insetti, i fondi sono ideali perché essendo acidi, sono dei veri repellenti soprattutto per le formiche e le lumache: spargendo un po’ di polvere nei punti critici della casa, ove solitamente trovate gli insetti, questi dovrebbero tenersi lontani dalla vostra casa; lo stesso vale per il giardino: basta spargere i fondi sul perimetro e senza utilizzare pesticidi, lumache e chiocciole preferiranno stare alla larga.

– Per lucidare pentole e bicchieri, dopo il normale lavaggio, strofinarle per togliere la patina di minerali (non fatelo con i piatti perché rischiate di colorarli dove vi sono i consueti graffi).

– Per eliminare le macchie sui mobili e sui pavimenti, inumidire un panno, passarlo sui fondi e strofinare poi sulla macchia incriminata: pare che aiuti a farla scompare facilmente anche se si tratta di macchie zuccherine date da sciroppi, bibite, etc. Con la polvere di caffè, è possibile anche togliere i graffi chiari sui mobili in legno

– Per colorare i tessuti, i fondi sono ideali perché sono in grado di conferire toni caldi ed effetto invecchiato anche ai filati. Se si aggiunge dell’acqua tiepida, il colore marrone che si ottiene può essere utilizzato anche per lavori di decoupage (al termine, asciugare sempre con phon, spazzolare via la polvere e fissare con stiratura a secco)

– Per accendere il camino, arrotolare dei giornali e cospargerli con la polvere dei fondi (combustibile perfetto); per pulirlo, buttare i fondi bagnati dentro il camino per tenere basse le polveri e pulire così facilmente

– Per pulire gli scarichi di lavandini e water, diluire i fondi con acqua: si prevengono anche i cattivi odori.

E non finisce qui! Grazie a recenti studi, infatti, scienziati spagnoli hanno scoperto che i fondi di caffè sono ricchi di sostanze antiossidanti e potrebbero essere utilizzati per produrre integratori per la salute. La maggiore quantità di antiossidanti si troverebbe nei fondi del caffè preparato con capsule, filtri e l’espresso del bar, meno in quello della moka, ma comunque è di certo che siano una risorsa da sfruttare ancora e non da gettare direttamente nella spazzatura.




Cenere del camino: 10 usi alternativi

Avete la fortuna di avere un camino a legna? La cenere non buttatela! Come sapevano bene le nostre nonne può essere una valida alleata per la pulizia della casa e non solo.

Ecco alcuni usi alternativi per la cenere di legna, uno degli ingredienti più economici che è possibile ottenere a costo zero raccogliendola dal vostro caminetto o dalla stufa, oppure chiederla in prestito a chi non la utilizza. Potrete usare la cenere di legna in molti modi diversi, soprattutto per quanto riguarda la cura della casa, del gardino e dell’orto. Ma anche per preparare il vostro dolcificante naturale.

1) LISCIVA
La cenere di legna è l’ingrediente di base per la preparazione della lisciva, insieme a della semplice acqua di rubinetto. Dalla preparazione della lisciva otterrete un liquido adatto alle pulizie domestiche e una crema pulente alla cenere, che sarà perfetta per rimuovere lo sporco ostinato da pentole e stoviglie.

2) SAPONE
A partire dalla cenere di legna potrete preparare in casa il sapone con un metodo semplicissimo, che richiede di aggiungere a questo ingrediente semplicemente dell’acqua e dell’olio extravergine d’oliva. Preparerete una lisciva molto concentrata che, unita all’olio, permetterà il verificarsi della reazione di saponificazione.

3) ACCIAIO INOX
Potrete utilizzare la cenere di legna per la pulizia e la lucidatura dell’acciaio inox, con particolare riferimento alle pentole e ai coperchi. Setacciate la cenere di legna raccolta dal camino o dalla stufa con un colino. Versatene due o tre cucchiai in un bicchiere e aggiungete dell’acqua a poco a poco, fino ad ottenere un composto cremoso da strofinare sulle superfici con una vecchia spugna.

4) COMPOST
La cenere di legna è utile per arricchire il compost, ma la dovrete aggiungere soltanto in piccole quantità, per non rovinare il tutto. E’ preziosa soprattutto per facilitare il compostaggio delle bucce di agrumi. Le potrete conservare a parte in un secchiello con della cenere prima di trasferirle nel contenitore per il compostaggio vero e proprio.

5) ALLONTANARE LE LUMACHE
La cenere è uno dei rimedi tradizionali utilizzati dagli agricoltori per allontanare le lumache dall’orto e per impedire che raggiungano gli ortaggi. Dovrete cospargere i bordi delle aiuole del vostro orto con della cenere prima che le lumache inizino ad arrivare. La cenere è un buon sostituto dei prodotti anti-lumache comunemente in vendita e non è velenosa per gli animali domestici.

6) FERTILIZZANTE NATURALE
Applicare delle piccole quantità di cenere può risultare utile per bilanciare il pH di un terreno troppo acido, a seconda delle coltivazioni previste. Ricordate di non applicare la cenere su terreni in cui prevedete di coltivare piante che preferiscono un suolo tendenzialmente acido, come le rose, le azalee, il rododendro e le patate dolci.

7) NEVE E GHIACCIO
La cenere è utile per facilitare lo scioglimento del ghiaccio sulle strade o semplicemente lungo il percorso dal garage al cancello. Cospargete il suolo ghiacciato con della cenere, in modo che spostarvi con l’automobile sul suolo ghiacciato risulti più semplice. Potrete cospargere della cenere – in sostituzione del sale – sulle zone critiche quando è prevista una gelata notturna.

8) PULIRE LA LAVAGNA
La cenere è utile per rimuovere al meglio le tracce e gli aloni di colore dalle lavagne bianche a pennarello. La potrete strofinare in piccole quantità anche sui segni lasciati da un pennarello indelebile che sia stato utilizzato per errore per scrivere su una lavagna bianca.

9) ARGENTERIA
Le nonne utilizzavano la cenere di legna per pulire e lucidare l’argenteria. Potrete mescolare la cenere con delle piccole quantità di acqua tiepida o di succo di limone, fino ad ottenere un composto cremoso. Strofinate con delicatezza, utilizzando una spugnetta morbida, gli oggetti in argento da pulire per farli di nuovo risplendere.

10) MELASSA D’UVA
Potrete utilizzare la cenere in cucina per preparare la melassa d’uva. Per 10 kg di uva nera serviranno 2 cucchiai di cenere. Potrete preparare in casa la vostra melassa d’uva durante il periodo della vendemmia, per avere a disposizione degli acini sempre freschi, da cui ottenere un succo concentrato. La cenere verrà filtrata durante le preparazione. La melassa d’uva è ricca di ferro e viene consigliata in caso di anemia.