ITALIA – In Puglia trend negativo di intitolazioni a figure femminili. In attesa del giusto tributo le Tabacchine uccise a Tricase e Calimera

La Puglia o le Puglie? Forse sarebbe più corretto usare il plurale e pensare alla nostra regione, con la ricchezza e diversità paesaggistica, culturale e storica che la definiscono, dal Gargano proteso verso l’Adriatico alle Murge (quella alta, quella bassa, quella dei trulli), fino ai paese assolati del Salento, come a un piccolo continente che riunisce identità plurali cercando di legare insieme tradizioni così diverse.

In questo territorio così vasto e molteplice, la toponomastica di genere costituisce un comune denominatore tra tutte le province, evidenziando come nelle altre regioni italiane, il trend in negativo di intitolazioni alle figure femminili, con preferenza verso nomi di sante, religiose e madonne e che conferma, come indice di femminilizzazione, il valore medio nazionale dell’8% tranne poche eccezioni. Le strade maschili celebrano invece politici, statisti, scienziati, eroi nazionali.

Il lavoro di ricerca è partito subito con la nascita del progetto Toponomastica femminile nel 2012, e ha interessato tutti i 258 comuni pugliesi, utilizzando nei primi tempi soprattutto fonti eterogenee e poi, per rimediare alla scarsità di dati ufficiali, il software sviluppato ad hoc per il nostro lavoro, che attinge alle banche dati delle Agenzie del Territorio e che ha impresso un carattere sistematico e di omogeneità all’indagine in tutte le regioni. Ci saremmo aspettate una maggiore collaborazione da parte dei Comuni della Puglia, ai quali era stato richiesto lo stradario ufficiale con un massiccio quanto capillare invio di email, ma le risposte arrivate sono state molto limitate. D’altro canto Toponomastica femminile era agli esordi e non aveva ancora raggiunto i livelli di popolarità attuali che l’hanno resa conosciuta ormai a tutti. E così è stato anche per la prima campagna lanciata nel 2012 ‘8marzo/3strade/3donne’, che ha ricevuto dalla regione un timido interesse, con l’esclusione di pochi comuni come Locorotondo, Manfredonia, Valenzano, Bari, Taranto e Lecce, che hanno risposto con una presa d’impegno a compensare la carenza di visibilità nelle strade, con l’inserimento di intitolazioni femminili nei programmi futuri. Il comune di Castellana Grotte, ha anticipato addirittura di un giorno il nostro invito superando le nostre intenzioni, con l’intitolazione di 4 strade a 4 donne.

Siamo ancora lontane dagli obiettivi che ci eravamo prefisse e consapevoli che anche questa, come tutte le operazioni culturali che introducono elementi di novità e di rottura con consuetudini consolidate, richiedono tempi di elaborazione e assimilazione molto lunghi. Tuttavia ci sono segnali positivi e che fanno ben sperare. La città di Bari che su 2263 strade ne ha più della metà dedicate agli uomini e appena 87 alle donne, in questi due anni ha intitolato un giardino alle vittime di femminicidio, una alla giovane vittima Santa Scorese, una alla prima avvocata del Foro di Bari Letizia Abbaticola e da pochissimi giorni ha deliberato l’intitolazione dello spiazzo antistante il Teatro Kismet alla scrittrice e saggista americana Susan Sontag, che proprio con la nostra città aveva un particolare legame grazie al professor Paolo Dilonardo, docente di Letteratura inglese dell’Università Aldo Moro di Bari e traduttore italiano di tutte le sue opere.

Anche la città di Foggia con appena 22 strade femminili su 850 e un indice inferiore alla media che non riesce a raggiungere il 5%, sta lentamente cercando di recuperare il divario esistente con la recente intitolazione a un’archeologa e studiosa foggiana Marina Mazzei. Vale la pena di ricordare le altre poche figure di rilievo che vengono ricordate a Foggia e che faticano ad emergere nel ben più vasto panorama di sante e madonne: la celebre politica e scrittrice pugliese vincitrice del Premio Strega nel 1995 con il romanzo Passaggio in Ombra Maria Teresa Di Lascia, la deputata Anna De Lauro Matera, Ester Loiodice studiosa di fama internazionale di etnografia e la giornalista Ilaria Alpi uccisa in Somalia.

La ricerca condotta lascia affiorare un dato abbastanza chiaro e diffuso un po’ ovunque: le donne della scienza sono perlopiù ignorate, se si esclude Marie Curie che viene spesso citata con il marito, e quelle della storia stentano ad affermarsi. In questo quadro sconfortante si distinguono nella provincia Andria-Barletta-Trani, i comuni di Canosa e di Trani che ricorda Giustina Rocca (considerata la prima avvocata al mondo) e alcune eroine protagoniste degli episodi di sacrificio dei moti del 1799, quando le truppe francesi misero a ferro e fuoco la città.

In un quadro toponomastico che potremmo definire a misura di chiesa, altre figure della storia locale sono ricordate nelle province di Taranto e Lecce come l’eroina risorgimentale Antonietta Di Pace e la contessa Maria D’Enghien, principessa di Taranto. Lecce celebra Euippa prima regina dei Messapi, oltre che su una strada anche in una iscrizione sulla Porta Rudiae, ma in uno slancio di apertura oltre confine, rende omaggio anche ad Anna Maria Mozzoni pioniera del femminismo, e personalità di respiro internazionale come la rivoluzionaria Anna Kuliscioff.

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Tra le letterale vengono diffusamente commemorate un po’ in tutta la regione Grazia Deledda, Ada Negri e Matilde Serao. In misura minore compaiono gli odonimi che ricordano gli antichi mestieri come nella città di Brindisi con via delle Balie, via delle Sartine e via delle Ricamatrici o via delle Caterinette a Bisceglie. Mentre un’altra categoria di lavoratrici del Salento, impegnate in una delle attività tra le più faticose e insostenibili, quella della lavorazione e produzione del tabacco, attende ancora di essere ricordata. Le vogliamo rievocare in questo spazio, in attesa che ricevano il giusto tributo dalla Storia. Sono le Tabacchine uccise a Tricase, negli scontri con le forze dell’ordine durante le manifestazioni di piazza del 1935, quando si raccolsero per protestare contro il trasferimento del locale tabacchificio ACAIT e le Tabacchine di Calimera uccise in un incendio scoppiato nel corso di lavori di disinfestazione. Sono le Tabacchine di Neviano, Novoli, Poggiardo, Trepuzzi, Soleto, Salve, Tiggiano che furono fermate, denunciate ed arrestate per aver protestato e manifestato contro lo sfruttamento cui erano sottoposte e la cui memoria non merita di perdersi nel fumo. Per loro, Toponomastica femminile Puglia ha inoltrato nel 2013 una proposta di intitolazione alla Commissione consultiva toponomastica del comune di Casarano.




ITALIA – A Roma soltanto il 3,7% delle strade ha nomi di donne, quasi tutte sante…

 

di Barbara Belotti

Agli inizi degli anni Duemila le strade di Roma erano poco più di 14.000 e quelle con nomi femminili 336 (2.35%).

Dopo oltre dieci anni le nuove aree di circolazione sono più di 16.000, le strade dedicate alle donne sono salite a 608, riducendo il divario ma confermando la percentuale bassa (3.7%).

Gli uomini, invece, sono rappresentati con oltre 7.500 intitolazioni: vie, viali, piazze, corsi ecc. ricostruiscono un universo maschile composto da personaggi noti (alcuni stranoti) ma anche da tantissimi sconosciuti.

La città continua ad espandersi e nelle cinture periferiche sono sorti nuovi quartieri e nuovi insediamenti. La realizzazione delle necessarie opere viarie avrebbe potuto essere l’occasione per restringere il divario fra intitolazioni maschili e femminili, recuperando molti nomi di donne che hanno contribuito alla definizione del mondo in cui viviamo. Forse nelle aree periferiche della città qualcosa è cambiato e in alcuni quartieri si è avuta una maggiore attenzione verso la memoria femminile … eppure proprio in un paio di municipi esterni (l’XI e il XV) si registrano i più bassi indici di femminilizzazione: ogni cento intitolazioni maschili, circa due sono destinate a donne.

Nel centro cittadino, dove invece il rapporto M/F è di 5 a 1, sono le figure religiose a dare un forte contributo alla sfera femminile.

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Nel complesso, un terzo delle strade e delle piazze di Roma continua a essere legato al ricordo della Madonna, ai nomi delle sante, delle beate o martiri cristiane e, in un curioso sincretismo, ai personaggi della mitologia greco – romana.

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Il numero di strade dedicate alle protagoniste storiche, a Roma, ha una certa rilevanza: sono 111 (quasi il 18% del totale femminile) ma molte sono eroine dell’antichità, del Medioevo e del Rinascimento alle quali solo da poco tempo si stanno affiancando figure più moderne, che possono diventare concreti modelli di riferimento per le nuove generazioni. Come non guardare con tristezza ai pochi nomi di donne che celebrano le vicende del Risorgimento e della Repubblica Romana del 1849, Colomba Antonietti, Cristina di Belgioioso, Margareth Fuller Ossoli per esempio?

Ancora più desolante appare la scarsa attenzione rivolta alle “Madri dell’Italia”, le donne che hanno animato la Consulta Nazionale e l’Assemblea Costituente, il cui contributo di pensiero e di azione ha dato vita al volto democratico del Paese. A Roma nessun luogo pubblico, nessuna piazza o via commemora quei nomi, eccezion fatta per Nilde Iotti, ricordata in un viale interno a Villa Celimontana; ma anche in questo caso il suo nome non ha una valenza storica e politica, piuttosto recupera la sfera intima di Nilde, i momenti di riposo e di tranquillità vissuti con Togliatti passeggiando proprio in questo parco cittadino.

Ancora più stretti i percorsi della memoria collettiva che restituiscono visibilità alle figure impegnate nella cultura, nell’arte, nella scienza, nel lavoro. Accanto alle 78 donne del mondo letterario – umanistico e alle 72 donne dello spettacolo ricordate nelle targhe stradali, poche sono le figure di artiste (solo 18), ancor meno le donne del mondo scientifico (12) e del mondo dell’imprenditoria (4), testimonianza evidente della preclusione di genere in questi ambiti.

L’odonomastica cittadina riflette quindi un vuoto, che riguarda il mancato riconoscimento, la scarsa memoria e l’evidente disattenzione nei confronti dei ruoli sostenuti in ogni tempo dalle donne.

Nel XII Municipio della capitale c’è un luogo che apparentemente sembra ribaltare ogni discorso sul sessismo nell’odonomastica. È il parco pubblico di Villa Pamphili, nel XII Municipio, dove la natura suggestiva e solenne fa da sfondo a un universo quasi completamente femminile.

Trenta aree, fra radure e viali della villa, sono state intitolate a donne, attraverso un arco temporale che va dal XVII secolo (con il ponte dedicato ad Artemisia Gentileschi) fino ai giorni nostri (con le targhe ad Anna Politkovskaja e Oriana Fallaci, collocate pochi mesi dopo la loro morte). Trenta personaggi che costituiscono il 50% di tutte le intitolazioni femminili del Municipio.

Quali sono le donne ricordate? 14 sono figure storiche, dalle protagoniste del Risorgimento e della difesa della Repubblica Romana a quelle che difesero Roma e il mondo dalla violenza nazifascista; 13 sono donne “di scrittura”, letterate come le sorelle Bronte o giornaliste come Camilla Cederna e la già ricordata Anna Politkovskaja. In misura minore sono presenti personaggi della musica (Clara Schumann, Maria Callas e Maria Carta) dell’arte (Artemisia Gentileschi Lomi) e della scienza (Florence Nightigale).
A partire dalla fine degli anni Settanta, ma con una maggior frequenza nei decenni successivi fino al 2008, le amministrazioni capitoline hanno seguito la politica di intitolare quasi esclusivamente alle donne i sentieri e i viali interni a Villa Pamphili. Le figure commemorate del parco costituiscono un’inversione di tendenza rispetto alle scelte odonomastiche del passato, che privilegiavano nomi di sante, figure religiose o legate all’impegno sociale di tipo assistenziale e caritatevole. Le donne ricordate nel parco hanno tutte avuto ruoli attivi e paritari nella società, dimostrando capacità di pensiero e di azione, indipendenza intellettuale e morale.
Il caleidoscopico panorama di genere che si presenta dimostra che si è voluto rimediare alle evidenti e continue “distrazioni” delle amministrazioni creando una sorta di “Pantheon all’aperto” dell’universo femminile, un risarcimento tardivo alla memoria delle donne e alla loro storia. Le intitolazioni dei viali ad alcune figure storiche del femminismo come Anna Maria Mozzoni, Carlotta Clerici, Simone de Beauvoir e la targa dedicata alla data dell’8 marzo confermano la riflessione intrapresa in passato dal Comune di Roma sul ruolo e sulla condizione femminile nella società moderna.

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La scelta dell’amministrazione comunale di dedicare alla memoria delle donne una grande area verde come Villa Pamphili pone alcuni interrogativi.

Chiuse all’interno del parco, le strade femminili sono isolate dall’ambiente urbano, una sorta di ghetto che le sottrae in parte allo spazio fisico della città e alla sua sfera simbolica; i nomi si susseguono senza che sia possibile rintracciare altri caratteri comuni se non quello di essere donne. Le loro presenze sembrano formare un gruppo toponomastico omogeneo, così come esistono i gruppi che derivano dalla flora, dal mondo animale, o che vogliono ricordare i fiumi, i monti, i comuni di una regione.

Al tempo stesso passeggiare nel parco offre un’interessante prospettiva di genere e un’utile occasione per ricordare o scoprire figure di donne importanti. Lo sviluppo della consapevolezza di quanto è stato creato, inventato, realizzato dalle donne, consente un significativo rispecchiamento nella vita di tanti personaggi femminili importanti e, soprattutto nelle nuove generazioni, educa al rispetto delle differenze e al superamento degli stereotipi culturali.

Barbara Belotti

Ha collaborato  a Percorsi di genere femminile, (voll.1-2) di Maria Pia Ercolini (Iacobelli, 2011 e 2013). È vicepresidente dell’Associazione Toponomastica femminile.




ITALIA – La toponomastica per misurare il sessismo delle città

di Marina Convertino

La toponomastica come scienza che studia i toponimi e i nomi di luoghi, così come l’abbiamo studiata e come siamo abituati a pensarla, nel 2012 vede un allargamento della prospettiva e una riconsiderazione radicale dei suoi confini, grazie all’idea di Maria Pia Ercolini docente e autrice di guide di genere, che semplicemente associando l’aggettivo ‘femminile’ al termine, rivela una verità presente da sempre, eppure da sempre ignorata: l’invisibilità delle donne in quello che è il catalogo delle memorie presente nelle strade.

A gennaio del 2012 viene fondato il gruppo Toponomastica femminile utilizzando il social network facebook: il gruppo cresce connettendo energie e competenze, allaccia relazioni strategiche e si sviluppa in maniera virale arrivando a superare oggi 8.000 adesioni di persone impegnate in uno studio di ricerca che investe sia il territorio nazionale che quello estero, catturando da subito la simpatia dell’opinione pubblica e l’interesse della stampa (da quella nazionale a testate straniere come la BBC e The Times).

Il lavoro collettivo, si muove  dal censimento di strade, piazze, giardini per evidenziare la disparità di genere esistente, articolandosi in breve tempo in numerosissime iniziative come  raccolte firme e campagne di sensibilizzazione per l’intitolazione di strade a protagoniste della scienza e della società civile.

Con le recenti scomparse di importanti donne di cultura, sono state avviate: “Una strada per Miriam” in onore di Miriam Mafai, “La lunga strada di Rita” per celebrare Rita Levi Montalcini, “Una Margherita sulle nostre strade” a sostegno di Margherita Hack e “Una scena per Franca” in ricordo di Franca Rame.

La campagna “8 marzo 3 donne 3 strade”, lanciata a un mese dalla fondazione del gruppo, è rivolta a tutti i Sindaci e le Sindache d’Italia con la richiesta di intitolare tre strade a tre donne: una figura di rilevanza locale, una di rilievo nazionale e una straniera, per unire le tre anime del Paese.

Per  approfondire la conoscenza delle partigiane che hanno contribuito alla liberazione dell’Italia e celebrare in ottica paritaria il 25 aprile parte il progetto “Partigiane in città” e  in occasione del 2 giugno il progetto “Largo alle Costituenti”, con l’intento di far riemergere dall’oblio  le madri costituenti.

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Attraverso una intensa collaborazione nell’ambiente virtuale della rete, la toponomastica è diventata all’improvviso un terreno fertilissimo di studio per misurare il sessismo che  caratterizza le città. Dai censimenti capillari condotti su tutti i Comuni italiani, si rileva un indice nazionale di femminilizzazione delle strade valutato intorno all’8%, vale a dire dodici strade dedicate a uomini per ogni intitolazione femminile, e si scopre che gli odonimi celebrativi contribuiscono a formare un immaginario collettivo fatto quasi esclusivamente di uomini illustri, che lascia uno spazio al genere femminile marginale e fortemente indirizzato verso figure religiose: sante e beate, madonne nelle diverse declinazioni, benefattrici e martiri cristiane. Poche le donne politiche, di scienza, di storia, d’arte.

Anche in Puglia, che è la regione dove molta attenzione viene dedicata alle politiche di genere e della quale ci occuperemo principalmente in questo spazio, alternando fotoreportage e articoli nazionali ed esteri, la ricerca sta facendo emergere una forte discriminazione nei confronti del genere femminile, scoprendo che  anche gli spazi urbani fatti di targhe stradali e commemorative, monumenti, pietre d’inciampo, riflettono una cultura androcentrica che non tiene conto di tanti nomi femminili meritevoli di essere ricordati.

Toponomastica femminile conduce una battaglia culturale di recupero della memoria femminile, scrivendo biografie femminili pubblicate su diverse testate on line e siti, che siano di supporto e di ispirazione alle Commissioni toponomastiche. Organizza ogni anno convegni nazionali e regionali, allestisce mostre fotografiche ricchissime di immagini provenienti dall’Italia e dall’estero; collabora con Wikipedia nella realizzazione di voci inedite. Con il supporto della FNISM – Federazione Nazionale Insegnanti – e il patrocinio del Senato della Repubblica, ha promosso il concorso “Sulle vie della parità” alla sua seconda edizione, rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Il lavoro coinvolgente ed appassionante del gruppo, che già nei primi mesi di vita è riuscito a raggiungere molti dei suoi obiettivi e ha saputo coinvolgere le amministrazioni locali e la pubblica opinione,  ha consentito di raggiungere diversi riconoscimenti: Toponomastica femminile vince il  concorso “Nome dell’anno 2012” indetto dalla Rivista Italiana di Onomastica» (RION), l’VIII edizione del concorso nazionale DONNAèWEB, promosso da Tag Gender Art & Tecnologies e Cna Toscana per valorizzare la creatività femminile in rete e il premio nazionale Immagini Amiche promosso dall’UDI.

Toponomastica femminile oltre a essere presente su facebook, ha un suo sito dove è possibile consultare i dati dei censimenti delle varie province e le tante sezioni dedicate ai percorsi femminili ai progetti, alle biografie, alle proposte di intitolazione: http://www.toponomasticafemminile.com/.

Da dicembre di quest’anno il gruppo si è costituito formalmente in Associazione, alla quale rivolgiamo i nostri auguri perché forte delle sue radici consolidate, cresca ancora di più nell’attività di ricerca e di recupero della memoria storica delle donne, di divulgazione della cultura di genere, contribuendo in misura significativa alla  sensibilizzazione delle istituzioni e all’ apertura degli orizzonti delle giovani generazioni.

Buon 2015 da Toponomastica femminile!

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Marina Convertino

Associazione Toponomastica femminile – Referente Puglia

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